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110 fiore di virtù.

perocchè con baroni e cavalieri si dee parlare cose altissime, di signorie, di battaglie, di cortesie, di prodezze, d’arme, di cavalli, di selle, di cani e d’ogni altra gioja e diletto; con donne si dee contare di cose di cortesia e di allegrezza e d’amore, e di belle gioje e di vestimenta, e di case e di masserizie; con donzello si dee ragionare cose d’amore, di cortesia, d’allegrezza, di belle cacce, di bagordare, d’armeggiare; con religiosi e con persone vecchie si dee dire d’onestade e di castità, di temperanza, di scienza, di santità; con persone di popolo si dee ragionare di cose ch’appartengono al suo mestiero; co’ villani si dee dire cose d’arare e di seminare e di fare fossati, di tagliare boschi, di vigne e di bestiame; con matti si dee dire cose di pazzia, imperocchè a lui non piace mai se non cosa che si affà alla sua pazzia; e con persone tribolate si dee dire cose di pacienza e di temperanza e di misericordia: e così secondo le condizioni delle persone si dee ragionare cose che sieno loro a piacimento. La terza cosa si è a guardare quello che l’uomo voglia dire, e se si appartiene di dire o no. È gran pazzia a dire quello che non gli appartiene di dire; e se gli appartiene, allora lo può dire, guardandosi da sedici principali cose:

La prima si è guardarsi dal soperchio favellare; chè chi favella soperchio, non può ire senza peccato, e la sua lingua si è come cavallo senza freno, come casa senza mura, come la nave senza timone, come la vigna senza siepe. Ancora: Agli