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116 fiore di virtù.

vella. Poi dee l’uomo disponere la sua lingua quando favella, e non ponere tempo grande da una parola a un’altra, e non favellare troppo spesso, e non raddoppiare le parole favellando. Poi dè’ l’uomo bene disporre la sua voce, imperocchè le cose di grande affare altamente si denno proferire e non troppo gridare; e le picciole cose con più bassa voce si deono dire.

Il servigio e la misericordia con piena umiltà e umile voce si dee dimandare; il gastigamento con alcuno temperamento di gridare si dee fare; le novelle e le cose di diletto con piena voce e allegro volto si deono dire e contare; e sempre secondo la qualità delle parole si dee accordare la voce. E poi, alla fine, dè’ l’uomo ben disponere quello che e’ vuole dire. E l’ambasciate s’appartiene partire in sei parti: la prima si è a salutare a chi è mandata l’ambasciata, da parte di coloro che la mandano; la seconda si è a raccomandare sè e li suoi compagni, e sia quasi a modo d’uno esordio; la terza si è di contare la sua ambasciata; la quarta si è pregarli e indurli per alcuna bella via a fare quello che nell’ambasciata si contiene; la quinta si è di adducere uno esemplo in simile fatto osservando; la sesta di concludere il suo detto allegando sufficienti ragioni per le quali ciò ch’egli domanda si possa ragionevolmente fare.