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22 fiore di virtù.

Re, e obbligossi per Pitia a farsi tagliare la testa se ella non tornasse; e Pitia si andò a ordinare le sue cose. Ed essendo presso al termine, ogni persona si facea beffe di costui per la matta obbligazione ch’egli avea fatta, e egli non temea niente, tanto era la fede e lo amore della sua amante; sicchè alla fine del termine Pitia tornò, secondo ch’ella avea promesso. Lo Re, veggendo il perfetto amore ch’avevano costoro insieme, si le perdonò la morte, acciocchè così leale amore giammai non si partisse da loro.

CAPITOLO III.

Del vizio della invidia appropriata al nibbio.

Invidia, ch’è vizio contrario all’amore, si è di due maniere: l’una è addolorarsi del bene altrui, l’altra rallegrarsi del male; ma ciascuna può essere in bene: in prima a rallegrarsi del male, acciocchè si gastighi;1 e a dolersi de’ suoi beni, acciocchè non s’insuperbisca. E per avere di questo vera intelligenza, prima bisogna vedere che cosa è virtù, la quale, secondo che Aristotile dice, si è buona qualità di mente, per la quale si vive bene. Ancora si è disposizione di mente bene costituita e ben formata, non disposizione di naturale bellezza, ma d’anima con ragionevole vita, pietà di costumi, e amore d’Iddio e onore d’uomo. E puossi appro-

  1. Il verbo gastigare è qui in senso di correggere.