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capitolo xxvi. 77

essere veduto e magnificato. La Somma de’ vizj racconta che quando le persone hanno vinto tutti i vizj, solo rimane il vizio della vanagloria; e perciò chi ama la vanagloria è servo de’ giullari. Cato dice: Non essere vanaglorioso, se tu vuoi parere buono. Salomone dice del vizio della vanagloria: Lásciati lodare coll’altrui lingua e non colla tua. Plato dice: Frutto di vantazione si è derisione. Isidoro dice: La gallina per un uovo che ella faccia, gracida tanto che ella fa risentire le volpi. Seneca dice: Nessuno può mostrare lungo tempo in sè quello che non ha. Tullio dice: La falsa nominanza poco tempo dura. Santo Agostino dice: A dir bene, e a far male, non è altro che ingannare sè medesimo. Nella Somma de’ vizj: È la ipocrisia siccome la moneta falsa. Varro dice: Altro non è ipocrisia se non falsità. Seneca dice: Non giudicare altrui per lo detto ma per lo fatto; chè la maggior parte delle persone sono vane; ma per l’opera si seguita il pro e ’l danno. Della vanagloria si legge ne’libri de’ Santi Padri che una volta s’accompagnò uno Angiolo a forma d’uomo con un romito, e andando per la via si trovarono un cavallo morto che putiva molto forte; e il romito cominciò forte a strignersi il naso, e l’Angiolo parea che non lo curasse. E andando più innanzi si trovarono una bella donna in un giardino con molle belle robe, e con ogni modo di vanagloria. Allora l’Angiolo si cominciò a stringere il naso; e il romito guarda, e fanne beffe, e grande maraviglia. E avendo sospetto di lui, disse: dimmi, perchè tu ti strignesti