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capitolo xxviii. 83

chè la mia nobiltà val più per me, e la tua val meno per te. Disse l’altro: Come hai tu belle vestimenta in dosso? Ed egli rispose: Le persone non si conoscono per le vestimenta, ma per l’opere. Disse l’altro: Chi ti ritondò i capegli? Ed egli rispose: La virtù non è ne’ capegli, ma nel cuore. Disse l’altro: Messer lo Re, guárdati di Coarda, ch’egli si è ispia, ch’io lo vidi anco nell’oste de’ Greci. Ed ei disse: Se ciò fosse, tu non lo diresti. Disse l’altro: Questo si è ladro. Ed egli rispose e disse: Gran tempo è che tu apparasti a dire male, ma io ho imparato a non mi curare del mal dire. Disse l’altro: Odi, com’egli favella questo traditore! Ed egli rispose: Io dirò oggimai a cui dirà che tu non hai lingua, ch’egli s’inganna. Disse l’altro: Vedi ladro che non teme vergogna! Ed egli rispose: Se tu la temessi, tu non diresti questo. L’altro disse: Lasciate questo pazzo; al quale egli non rispose niente. Allora disse lo Re: Come è ciò che tu non rispondi? Coarda disse: Il tacere si è bella risposta a cotali parole: chi vuole dire le brutte parole, più fa operare la virtù dell’orecchie che quella della lingua; e nullo potrebbe vituperare un simile dicitore quanto fa egli stesso; ed è vero che il dicitore suo pari vuole essere signore della sua lingua; e io della mia e de’ miei orecchi. Veggendo il re Priamo la temperanza sua, si lo chiamò, e féllo sedere appresso di sè, e cominciollo a domandare com’egli avea potuto sofferire d’udire tante villanie, e non essere turbato. Rispose il Filosofo: Perchè io sono