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capitolo xxxii 91

gendo Iddio ciò, si mandò Santo Michele, e fecelo cacciare del cielo con tutti gli suoi seguaci; e però del più bello divenne il più rustico, e di più nobile stato in maggiore miseria; e però si dice che superbia fu il primo male.

CAPITOLO XXXIII.

Della astinenza appropriata all' asino salvatico.

Astinenza si è una virtù per la quale si costringe la cupidità della gola e di molti altri vizj nascenti dalla gola. E puossi assimigliare la virtù dell’astinenza all’asino salvatico, il quale non berebbe mai d’acqua s’ella non fosse chiara; e s’egli va al fiume che sia torbido, egli starà ben due o tre dì a aspettare ch’ella sia ben chiara. Nella Somma de’ vizj si conta dell’astinenza, che, perchè le persone fossono astinenti della gola, Iddio ne fece la più piccola bocca, secondo la quantità del corpo, che a nessuno animale. Salomone dice: Chi è astinente si gli cresce vita. Basilio dice: Siccome al cavallo si mette il freno per ritenerlo, così si conviene rifrenare la volontà della gola per la astinenza. Varro dice: L’astinenza è guida di tutte le virtudi. Dell’astinenza si legge nelle Storie Romane, che cavalcando lo re Alessandro per lo diserto di Babilonia, si gli mancò la vivanda, e non trovava niente da mangiare; e molti erano morti di fame, chè tutta la sua gente aveva mangiati gli loro cavalli, e l’altro bestie che aveano