Pagina:Antonino Traina - Nuovo vocabolario siciliano-italiano.pdf/121

Da Wikisource.
AVA — 103 — AVU


Avanzatizzu. s. m. La maggiore o peggior parte che avanza: avanzaticcio. || add. Superfluo: avanzaticcio.

Avanzatu. add. Avanzato. || Detto di persona, provetto negli anni: avanzato. || tempu avanzatu o altro, quel che rimane fornito il bisogno: tempo avanzato. || Detto di stagione, che ne è passata buona parte: avanzata.

Avanzi. V. avanti.

Avanziceddu. dim. di avanzu: avanzuccio.

Avanzu. s. m. Ciò che rimane d’una cosa fornitone il bisogno: resto, avanzo. || Per avanzamento. || l’avanzi, ciò che rimane della mensa: gli avanzi. || dari l’avanzu, dar il denaro dato in più: rifar il resto. || vuliri l’avanzu, volere soddisfazione come se avess’egli ragione. || avanzu di galera: avanzo di galera, persona trista e rotta ad ogni vizio. || avanzu di la cunocchia, residuo del pennecchio sulla conocchia: sconocchiatura. (An. Cat.).

Avaramenti. avv. Con avarizia: avaramente.

Avarazzu. pegg. di avaru: avaraccio.

Avareddu. V. avarettu.

Avarettu. dim. Avaretto.

Avarissimamenti. avv. sup. Avarissimamente.

Avarìzia. s. f. Brama soverchia di avere, eccessiva tenacità nel dare: avarizia. || Prov. quantu cchiù crisci la ricchizza tantu cchiù avanza l’avarizza: dove più ricchezza abbonda, più di lei voglia s’affonda.

Avarizza. V. avarizia.

Avaru. s. m. Colui che è bruttato del vizio dell’avarizia: avaro. || Prov. avaru di canigghia e sfragaru di farina: avaro di crusca e sciupone di farina, cioè scioccamente avaro. || l’avaru mai si sazia di dinari o l’avaru tantu cchiù è riccu tantu cchiù si fa poviru: l’avaro è come l’idropico, quanto più beve, più ha sete. || l’avaru nun è patruni di li soi beni ma nn’è procuraturi: l’avaro è procuratore dei suoi beni, non padrone, poichè raccoglie per lasciare agli eredi. || nun cc’è peju a lu munnu di l’avaru: de’ vizi è la regina l’avarizia. || ’ntra la cascia di l’avaru sta curcatu lu dimoniu: nella cassa dell’avaro sta il demonio. || spenni cchiù l’avaru ca lu sfragaru: l’avaro spende più che il liberale. || ’ntra li nozzi di l’avaru trovaticci: dicesi a dinotare la natura degli avari che in occasione di solennità spendono largamente.

Avarunazzu. accr. pegg. Avaronaccio.

Avaruni. accr. Avarone.

Avavò. V. ahò.

Avena. V. jina.

Avidamenti. avv. Con avidità: avidamente.

Avidissimamenti. avv. sup. Avidissimamente.

Avidità e Aviditati. s. f. Desiderio impaziente, e difficilmente saziabile: avidità, aviditade, aviditate.

Avidizza. s. f. Avidità: avidezza.

Àvidu. add. Che ha avidità: avido. Sup. avidissimu: avidissimo.

Avimmarìa. s. f. Orazione alla Madonna che comincia con tale parole: avemmaria, ave maria. || Quei tocchi di campana sonati alle ventiquattro: avemmaria. || Le pallottoline più piccole della corona: avemmarie. || ’ntr’on’avimmaria: in men d’un’ave, in un subito. || sapiri l’avimmaria a la dritta e la riversa: sapere a quanti dì è S. Biagio, o dove il diavolo tien la coda, essere molto scaltrito, sagace. || diri l’avimmaria a la signa, modo prov. che si dice allorquando succede bene una cosa, o molto pericolosa, o che avrebbe dovuto succedere altrimenti.

Aviri. v. ausiliare. Avere. || Conseguire: avere. || Reputare, stimare: avere. || Procacciare, provvedere: avere. || Guadagnare, vincere: avere. || aviri ad aviri: avere a avere: esser creditore. || avirila contra o cu unu: averla con uno, essergli contrario, avverso. || Prov. avissi ed avirria morsiru a la vicaria o avissi muriu a lu spitali e aviri muriu cavaleri: del senno di poi ne son piene le fosse o chi avesse quel che non ha, farebbe quel che non fa, dicesi quando dopo dopo seguìta una cosa si parla di ciò che si sarebbe potuto far prima. || Prov. cu’ havi mancia cu’ nun havi mora: chi ha mangi chi non ha muoja! così pensano gli egoisti. || Questo verbo si mette sovente scambio del verbo dovere, modo anco in Toscano usitatissimo p. e. haju a fari: ho a fare. appiru a ghiri fora: ebbero andare fuori. (Fioretti di S. Francesco). hannu a essiri tutti: hanno a esser tutti ecc. || aviri chi fari cu unu: aver che fare con uno, aver con esso faccende. || aviri a cori: aver a cuore, stimare molto. || aviri pri o a mali: aver a male, offendersene. || cu’ havi fa, cu’ nun havi si sta: chi ne ha semina, e chi non ne ha raccatta. || cu’ nun havi nenti, nenti fa: chi non ne ha non ne versa. || cu’ nn’appi nn’appi o cu’ nn’appi nn’appi cassateddi di Pasqua: come la fiera di Sinigaglia chi ha avuto ha avuto, si dice pure nel senso di avere ricevuto danno senza soddisfazione, e corrisponderebbe al detto di Villani: chi ebbe il male si ebbe il danno. || avirinni di unu: tirare da uno, somigliargli. || avirinni di lu pazzu, di lu minchiuni ecc.: sentire, avere del matto, essere mezzo pazzo, minchione, o averne alcun po’. || cu’ cchiù havi cchiù disìa: chi più n’ha più ne vorrebbe. || cu’ nenti havi nenti po’ dari: chi poco ha poco sa. || lu nun aviri è cchiù duru di lu marmu: non si può dire a uno peggio che dirgli povero. (A. V. avire in B. Jacopone). P. pass. avutu: avuto.

Aviri. s. m. Facoltà, ricchezze: avere.

Avirnari. v. intr. T. ucc. Dicesi del fringuello quando canta alla distesa: sfringuellare.

Avirseriu. V. virseriu.

Avò. V. ahò.

Avògghia. Modo d’indicare cosa superiore al bisogno o al desiderio: manca! volerne! p. e. avogghia di manciari: volerne! da mangiare. Buonarroti il Giov. ha Che vi avete di bello altro che questo? Manca! ecco qui... || È pur modo di esprimere il poco o nissun conto che facciasi di qualche perdita, o simile: tira via, non monta, non fa. || Certe volte si può tradurre coll’italiano bello p. e. avogghia di diri, di fari: aver un bel dire, un bel fare.

Avòliu. s. m. Dente di elefante: avolio, avorio. || Fig. Si dice di gran bianchezza: avorio.

Avu. s. m. e f. Ava. Sono per noi i genitori dei nonni nostri: bisavo. In italiano l’avolo è lo stesso che nonno.