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rimenti al verbo le voci di participio presente (quando l’ha) e passato, ed essendo il participio aggettivo di sua natura così ho tralasciato di citarlo come aggettivo poi al suo posto alfabetico; ma qualora esso, come aggettivo, avesse usi speciali allora lo faccio uscire all’ordine alfabetico e lo sopprimo là dove starebbe come participio. Cade qui acconcio far notare come quasi tutti gl’infiniti potendosi usare sostantivamente, come in italiano, così non è stato mestieri che a ogni infinito io avessi aggiunto l’uso sostantivo ma l’ho solo fatto là dove altra specialità mi vi abbia costretto.

Abbondando noi di que’ sostantivi feminili formati dal participio, e siccome tali sostantivi di raro si ritrovano ne’ vocabolarî italiani, così per voltarli in italiano mi son valuto di quanto dice Fanfani alla voce participio nel suo vocabolario dell’uso Toscano, cioè: la voce femminile de’ participî, unita ai verbi dare o fare, secondo la natura del participio, si usa a modo di sostantivo per indicare l’azione de’ verbi o fatta in fretta o senza grande attenzione ecc. onde: dar un’accordata, far una corsa, far una risata, dar un’abbronzata, e così in infinito: quando poi si vuol denotare anche maggior velocità nell’azione, o minore studio, si fa diminutiva la voce del participio e si dice: dar un’accordatina, far una corsettina, ecc. ecc. E cosi pe’ verbali di cui lo stesso Fanfani nel detto Vocabolario dice alla voce verbale: la lingua italiana ha molti verbali con la desinenza in ata, e questi sono usati più specialmente dai Toscani con le voci dell’infinito de’ verbi fare e dare, scambio del verbo, ond’esso verbale ha origine, a significare non l’azione così in generale, ma l’attualità limitata di essa, per esempio: vo a far una passeggiata, dà una ripulita, e simili in infinito. In questo modo tolgo da su di me la responsabilità di aver additato voci italiane non potute rinvenire sovente ne’ Vocabolari italiani

Per quelle voci siciliane di cui io non mi ho sicura conoscenza, o sia la prima volta che le veda scritte, o siano parole note usate in nuovo significato, io cito l’autore da cui esse sono tolte; così ho anco usato per le voci e maniere italiane di corrispondenza le quali non mi avessi rinvenuto con quel senso ne’ vocabolarî più comuni: colla sola differenza che ove i nomi degli autori siciliani sono in maiuscoletto, quello degl’italiani son in corsivo.

Nelle corrispondenze, la prima voce generalmente si è quella la quale parmi più adequatamente rendere il significato del nostro vocabolo, quelle appresso sono le più simili od anco uguali. Similmente dico che mi sono studiato sovente a mettere sott’occhio la voce italiana più uguale alla nostra, quando i significati l’avessero comportato. Ho messo in parentesi le voci italiane antiche, con ciò volendo dire come esse non sian adoperabili; accanto ad esse ho posto il nome del classico da cui furono tolte, quando queste voci non siano ne’ vocabolarî; parimenti ho chiuso in parentesi le voci straniere di corredo alla etimologia, con accanto cennata la lingua a cui s’appartengono.

Gran parte delle definizioni sono informate o copiate dal Dizionario de’ sinonimi del Tommasèo: e seguendo alcune volte che una nostra voce dia luogo nelle corrispondenze a più voci italiane, io ho creduto additare la differenza di esse ricorrendo sempre al detto Dizionario de’ sinonimi.

Venendo da ultimo alla ortografia, io non ho introdotte che poche modificazioni: