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CAD — 139 — CAF


Caddèmia. s. f. Voce di spregio e vale moltitudine, numero relativamente grande, p. e. ’na caddemia di figghi, di poveri ecc.: geldra. Voce corrotta da accademia.

Caddìa. s. f. Basto di piumaccio (Mal.).

Caddimu. s. m. Chi fa la ricotta, il cacio: caciajuolo.

Caddozzu. s. m. Pezzo di legno, di sasso o altro, non molto grande, spiccato dal tronco o da un masso e che tiri al cilindrico: rocchio. || – di sosizza, un pezzetto di salsiccia, cioè la parte da una legatura all’altra: rocchio, salsicciuola. || Una sonata di ceramella, e per ischerzo un pezzo qualunque di canto, di suono e di contraddanza.

Caddu. s. m. Carne indurita e priva di senso che si produce alle mani, alle ginocchia ed ai piedi per troppa fatica della parte: callo. || fari lu caddu a ’na cosa, assuefarsi: far il callo ad una cosa. || T. vet. È una spezie di callo molle, spugnoso, che si trova nelle estremità anteriori del cavallo sotto l’articolazione del ginocchio: castagno. || Per interiezione: cappio, capperi.

Cadduni. add. e s. Uva che ha la buccia dura: duracina.

Cadduseddu. add. dim. di caddusu: duretto.

Caddusità e Caddusitati. s. f. Callo: callosità, callositade, callositate. || Durezza.

Caddusu. add. Pien di calli: calloso. || Met. Duretto: calloso. || Detto di frutta che han durezza: duracine.

Cadduzzeddu. s. m. dim. di caddozzu: rocchietto.

Cadduzzuni. s. m. accr. di caddozzu: rocchione. || Dicesi per ischerzo ad uomo grande, alto, ma privo di merito: mammalucco, stempiato.

Cadèmia. V. accademia.

Cadenti. add. Che cade: cadente. || Vecchio, fiacco: cadente. || età cadenti: età cadente, decrepitezza. || annu, misi cadenti: anno, mese cadente, uscente. || suli cadenti, che tramonta: sole cadente. || robbi cadenti, mezzo lacere: cascanti.

Cadenza. s. f. Quella posa che si fa cantando, parlando, sonando, ballando ecc.: cadenza.

Cadera. s. f. V. seggia. Anco nella Liguria, nella Lombardia, nel Piemonte e credo in altri luoghi dicono: cadrega la seggiola. E cadrega in italiano è sedia reale.

Cadettu. s. m. T. mil. Giovine di casta privilegiata che dopo alcuni studi veniva ufficiale: cadetto. || In marina, il primo grado di uffiziale: cadetto. || Nelle famiglie nobili era il fratello minore: cadetto. (Fr. cadet).

Cadimentu. s. m. Cadimento.

Càdiri e Càriri. v. intr. Venir dall’alto in basso: cadere. Cascare indica idea più grave e accenna più direttamente al luogo onde cade e dove va. || pigghiari avanti pri nun cadiri V. avanti. || tintu cui cadi pri chiamari ajutu! guai a quella casa che ha bisogno di puntelli! guai a chi deve aver bisogno d’altri. || – di sonnu V. sonnu. || – comu pira: andar giù come pere cotte, morirne in quantità. || jirinni cadennu, desiderar in massimo grado, e nei Poeti ant. ital. si trova caendo per desiderando.

Cadìvili. add. Atto a cadere: cadevole, cadevile, caduco.

Caducità. s. f. Fragilità: caducità. || T. leg. Invalidità di testamenti, legati o pubbliche scritture per mancanza d’adempimento di alcuna delle condizioni: caducità. (Mort.).

Caduta e Caruta. s. f. Il cadere: caduta. || Fallo, peccato: caduta. || Met. Rovina, abbassamento: caduta. || – di vesta, la parte dell’abito dal cinto in giù: gonnella. || – di la cammisa, la camicia senza le maniche e il collo: corpo. (Car. Voc. Met.) || –di la vela, ciascuno dei margini laterali della vela, quelli che pendono dall’alto al basso: caduta, cascata (Car. Voc. Met.). || Prov. cui cadi e si susi nun si chiama caduta, chi cade e si alza non si sarà perciò fatto male; e fig. chi ritorna nella buona via non si tiene per traviato.

Cadutedda e Carutedda. s. f. dim. di caduta: cadutella. || Gonnellina.

Caduteddu. add. dim. di cadutu, e vale alquanto misero: miserello. || Vecchierello.

Cadutizzu. add. Detto di età: alquanto cadente. || Per musciu V.

Cadutu. add. Caduto. || Fig. Misero: caduto. || Mancante di forze sia per malattia, sia per vecchiaja: cadente.

Cadutuna. s. f. accr. di caduta: cadimentaccio. || Gonnellone.

Caella. V. cajella.

Cafagna. V. cavagna.

Cafè. s. m. T. bot. Pianta nota: caffè. || Semi di essa: caffè. || Bevanda del seme di essa: caffè. || Per cafittarìa V. || Luogo di adunanza di signori, di trafficanti, ove si giuoca, si riposa, si vegeta ecc.: casino, posta. || dari un cafè: dar una mancia.

Cafeàus. s. m. Edifizio circolare col tetto a cupoletta, con sedili dentro, di lusso e in varie forme, se ne fanno nei giardini, nelle ville per tutto: chiosco ( Alberti ). E l’Azzocchi le fa corrispondere: sala terrena, casina (Inglese coffee-house).

Cafeista. s. m. e f. Chi ama bere caffè: caffeista.

Cafesa. s. f. Ponte di legno con fascinata e terra. || Impedimento fatto con fascinata, travi, pietre e terra per risaltare l’acqua dal letto del fiume in su: argine || fig. Testa, onde, omu di cafesa: uomo di vaglia (Valenti).

Caffulari. (Scob.) V. cafuddari.

Cafiata. Aggiunto d’acqua ove sia rimasto infuso un residuo di bevanda di caffè.

Cafiseddu. s. m. dim. di cafisu.

Cafisu. s. m. Vaso di misura d’olio che ha diversa capacità secondo le varie località in cui si adopera. Il cafisu di Palermo è uguale a 16 litri. || È anche una specie di grande scodella di latta, o di legno, con manico, che serve per levar dalle fondate, qualora queste travasature non si facciano colla tromba: cucchiaja, zucchetta, nappo (Pal. Voc. agr.).

Cafisuni. s. m. Vaso di misura contenente due cafisi.

Cafittarìa. s. f. Bottega ove si vende il caffè, e vi si vende anco sorbetti e simili: caffè.

Cafittera. s. f. Vaso in cui si fa bollire la bevanda di caffè: caffettiera. || È anco il f. di cafitteri: caffettiera.

Cafitteri. s. m. Chi manipola e vende la bevanda del caffè, o padrone di una bottega di caffè: caffettiere.

Cafitu. V. saccu.