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calamita. || L’ago della bussola: calamita. || Conchiglia così chiamata per la facoltà che ha di involvere i corpi mobili del suolo nel quale riposa: trottola porta conchiglie. Trochus agglutinans L.

Calamità e Calamitati. s. f. Disgrazia pubblica, generale: calamità.

Calamitusamenti. avv. Disgraziatamente: calamitosamente.

Calamitusu. add. Pien di calamità: calamitoso.

Càlamu. s. m. La seta dei bozzoli, e simili, stracciata col pettine di ferro, o in altra maniera solita legarsi a manatelle: straccio. || T. bot. – aromaticu. Pianta che ha le foglie spadiformi, lo scapo simile alle foglie: calamo, acoro vero, calamo aromatico, erba cannella. Acorus verus L.

Calandra. s. f. T. zool. Spezie di lodola ma alquanto maggiore: calandra, lodola maggiore, panterana. Alauda arvensis L.

Calandraru. s. m. Uccellatore di calandre.

Calandredda. s. f. T. zool. Varietà della calandra: calandrino. Alauda trivialis L.

Calandritu. s. m. T. bot. Spezie d’erba nocevole ai topi. Myophonos.

Calandruni. s. m. T. zool. Altra varietà di calandra: calandra maggiore. Alauda calandra L.

Calànnira e Calanniredda. V. calandra e calandredda.

Calapinu. s. m. Vocabolario: calepino. Da Calepino che fu famoso pel primo Vocabolario.

Calari. v. a. Far andare dall’alto in giù: calare. || – la testa: condiscendere. || Intr. Andare da alto in basso: calare. || Diminuire, decrescere, scemar in quantità: calare. || Venir in declinazione: calare. || att. Ridurre il prezzo delle derrate: calare, rinviliare. || Metter a registro: notare, metter a conto. || Arrivare da paesi interni, dalle montagne alla marina: calare. || calaricci l’agghi: esser raumiliato. || – la grunna, chi entra in malinconia e tien il ciglio basso: far cipiglio. || – la cudera ad unu, mortificarne l’arroganza: rintuzzarlo, raumiliarlo. || Calar con funi: collare. || T. pesc. – la tunnara, metter gli attrezzi per dar principio alla pesca: calare la tonnara (Zan. Voc. Met.). || T. agr. – li viti, sotterrare i tralci delle viti, acciò germoglino: caricare, propagginare. Si dice pure di altre piante. || Prov. calati juncu ca passa la china, alle volte bisogna sobbarcarsi alla moltitudine per evitar mali maggiori: abbassati e acconciati. || nun putiri calari, detto di cibi: non poter passare, non andar giù; detto di cose morali non poter credere: non poterla bere; o anche non poterla soffrire: non poterla ingollare; detto di persona, avervi antipatia: non poter soffrir uno. || – li surchi: rifondere (An. Cat.). || – nel giuoco di belladonna (calabrache), esser obbligato calar le carte senza vincere, ed apprestando il comodo all’avversario di vincere. || – la pasta, la carni ecc., gettarla nell’acqua bollente a suo tempo: buttar la pasta, la carne ecc. || Per inghiottire, ingojare: ingollare. || – l’occhi: abbassarli, chinarli. || – ’n friscu, involar bellamente qualcosa come fanno i borsajuoli: colleppolare. || – li tenni, esser finita la festa, o levar il negozio. || la tila, festa nel sabato santo in cui si scuoprono gli altari per gioja e cade la tela maggiore; fig. scoprire le gherminelle altrui. || – ’na negghia, annebbiarsi l’aria; met. presentire qualche sinistro. || – un duluri, un grancu: esser assalito, colpito da dolore, granchio. || Rif. Calarsi. (Villani: egli si calò). || Condiscendere in cose non oneste: esser agevole. || – comu l’acqua, delle bevande che si bevono o dei cibi che si mangian volentieri: andar giù come l’acqua.

Calascinni. s. m. Luogo pieno di salite e discese: saliscendi.

Calasciuni. V. calaciuni.

Calata. s. f. Scesa, china: calata. || L’atto del calare: calata. || Ritorno, ritornata. || Predilezione, protezione per alcuno. || a la calata di li tenni, modo prov.: all’ultimo, da ultimo. || ogni calata un gruncu, modo prov. per denotare la continuità delle fortune. || la calata di Baida, strimpellata di più strumenti, o cantilena trita e volgare, come usa la nostra gente nel ritornar ebbra nelle feste da certi luoghi dei quali è la Baida. || dari la calata: por le ginocchia sulle spalle, aggravar di più un individuo. || T. pesc. Ogni colpo di rete e i pesci presi: retata. || – di testa, cenno che si fa col capo per dir di sì o salutare: capochino.

Calatàriu. V. caratariu.

Calatedda. s. f. dim. di calata.

Calatu. s. m. Trasporto di grano nei pubblici granai, e lo stesso grano trasportato e riposto in essi.

Calatu. add. Calato. || – calatu: quatto, quatto, chinato e basso per non farsi vedere.

Calatura. s. f. Sbilanciamento, traboccamento. || Malore che sopravvenga: scesa.

Calaturi di sacchetti. V. scattiaturi.

Calavrachi. V. belladonna, gioco di carte.

Calavrisella. V. calabbrisella. || (Pecorella). Olive conce, senza nocciolo.

Calavrisi. V. calabbrisi.

Calca. s. f. Moltitudine di gente stretta insieme: calca. || Impeto che fa la gente allora ch’è ristretta: calca.

Calcagnolu. T. mar. V. carcagnolu.

Calcari. V. ’ncarcari.

Calcari. add. Di pietra che si riduce in calce: calcarea.

Calcidonia. s. f. T. min. Agata bianca, lattiginosa e di trasparenza nebbiosa: calcedonia.

Calcina. V. quacina.

Calcinari. v. a. Porre le pietre o altro in forni per ridurle a calcina: calcinare. P. pass. calcinatu: calcinato.

Càlcula. s. f. Dicesi da vari artefici quella parte dei loro arnesi o ingegni che mossa col piede fa l’istesso effetto delle calcole dei tessitori: calcola, calcole.

Calculabbili. add. Che si può calcolare: calcolabile. Sup. calculabbilissimu: calcolabilissimo.

Calculari. v. a. e intr. Far alcuna delle operazioni secondo che la scienza matematica c’insegna: calcolare, calculare. || Esaminare, giudicare: calcolare. || Considerare, stimare: calcolare. P. pass. calculatu: calcolato.

Calculaturi. verb. m. Colui che calcola: calcolatore.

Calculiari. V. calculari.

Càlculu. s. m. Operazione nella quale si tien conto di numeri, di quantità e grandezze qualsiano: calcolo. || Pietra che si genera nelle reni