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o in altra parte: calcolo, calculo. || calculi di lu tilaru V. pidalora.

Calculusu. add. Che genera o che pratica calcoli: calcoloso, calculoso.

Caldamenti. avv. Con caldezza, affetto: caldamente.

Caldizza. s. f. Caldo: caldezza. || Met. Veemenza, grand’affetto: caldezza. || Effetto visibile del troppo calore del sangue: riscaldamento.

Caldu. V. caudu.

Calèca. s. f. Spezie di susine piccole: craoli (a Firenze).

Calendari. v. a. Scrivere notare in registro: registrare. P. pass. calendatu: registrato.

Calendariu. s. m. Scrittura o tavola ove son segnati tutti i giorni e i mesi dell’anno, con altre notizie: calendario.

Calendi. V. calenni.

Calèndula. s. f. T. bot. Pianta che ha gli steli ramosi, le foglie sessili, amplessicauli, ovate, bislunghe, intere; fiori gialli: calendula. Calendula arvensis L.

Calèngia. s. f. T. bot. Erica. Erica tetralix L.

Calennàriu. V. calendariu.

Calenni. s. f. pl. Anticamente i primi del mese: calende. || jiri boni o mali li calenni, aver buone o cattive circostanze, buono o cattivo presagio. || a li calenni grechi: alle calende greche, a un tempo più che remoto.

Cali. s. f. T. bot. Pianta di cui dalla cenere si fa la soda: cali. Salsola kali L.

Càlia. s. f. Ceci abbrustoliti. || sapiricci ’na calia, dicesi a chi gusta con piacere qualche cibo o bevanda: coccolarsela, si usa anche fig. || cchiù gnuranti di la calia, vale ignorantissimo: buaccio, zugo.

Caliamentu. V. caliatura.

Caliari. v. a. Abbrustolire le civaje: bruscare. || Abbrustolire. || Detto del pane quando quasi si brucia appena è messo al troppo fuoco: risecchire (Tomm.). || Intr. pass. Portar via con inganno checchessia: bubbolare. || caliarisi tutti cosi, dilapidar le sostanze: rifinir d’ogni bene. (Pasq. dall’Ebreo calah: torrefare, ovvero da calore).

Caliatu. add. Bruscato. || Abbrustolito. || Risecchito. || moddu e caliatu, modo prov. detto di chi vuol far il nesci e pur sa quel che fare: infignitore, simulatore.

Caliatura. s. f. || Il bruscare: bruscatura. || Abbrustolimento. || Fig. Ingiusta consunzione dell’altrui: malatolta.

Caliaturi. s. m. Vaso per bruscare o abbrustolire: padellotto (An. Cat.). || Chi esercita l’arte di bruscare o abbrustolire. || Fig. Truffatore.

Calibbrari. v. a. Misurar col calibro la portata delle artiglierie: calibrare.

Calibbru. s. m. T. mil. Vano della bocca delle armi da fuoco, e lo strumento che misura la portata delle artiglierie: calibro. || Per trasl. si prende per qualità o carattere delle persone o cose: calibro.

Calicedda. s. f. T. mar. dim. di cala: calanca. (Car. Voc. Met.).

Calici. V. calaciu.

Calicò. s. m. Tessuto di cotone stampato, così detto da Calicut, capitale dell’India inglese, d’onde venne: calicò.

Caliggini. s. f. Nebbia folta: caligine. || Met. Tenebre, offuscazione: caligine, caliggine.

Caligginusu. (Salvo) add. Pien di caligine in ambo i sensi: caliginoso.

Callibari. (D. B.) V. ciaccari la terra.

Calligrafìa. s. f. Arte di scrivere con bel carattere: calligrafia.

Callìgrafu. s. m. Chi esercita o sa calligrafia: calligrafo.

Callivari. s. f. Mascherata. Alla Piana dicono così forse da Carnevale che è il tempo delle Maschere.

Callu. s. m. La sesta parte dell’abolito tornese, pari a 0,00334 di lira. || impurtari un callu, caler poco: importar un acca.

Calma. s. f. Contrario di tempesta, tranquillità: calma.

Calmanti. add. Che calma, sedante, detto di medicine: calmante. S’usa anco s.

Calmari. v. intr. Ridursi calmo: calmare. |l Scemare, cessare: calmare. || att. Render calmo: calmare. P. pass. calmatu: calmato.

Calmarìa. s. f. T. mar. Calma costante per cui le navi non possono navigare: calmeria. || Met. Riposo, intermissione di travaglio, molestia ecc.: tregua.

Calmu. add. Che è in calma: calmo.

Calmuccu. s. m. T. comm. Nome di una specie di pannolano con lungo pelo, detto anche piluni: calmucco, pelone.

Caloma. s. f. Fune con cui i buoi tiran il carro. || Fune annessa alla freccia da pescare, forse: ganza. || dari caloma, frapporre ostacoli con ciarle e perditempi: menar a lungo, badare. || calomi, dicon i marinari talune funi la cui estremità è legata ad un pezzo di sughero galleggiante, e l’altra inferiore sostiene le reti immerse nell’acqua, forse: paromelle. || muddari li calomi, cominciar a tuffar le reti nell’acqua. (Pasq. Greco καλως: fune, sartie) ed esistendo in italiano il verbo calomare, parmi dovervi essere stata una comune origine, che forse in italiano si perdette la traccia.

Calòscia. s. f. Sorta di soprascarpa ad uso di mantenere asciutto il piede: caloscia. (Car. Voc. Met.).

Calpistari. V. scarpisari.

Calpistìu. s. m. Il calpestare, suono che fanno i piedi in camminare: calpestio.

Calùggini. s. f. Prima peluria, che metton gli uccelli nel nido, lanugine di giovanetti, peli d’animali: calugine, caluggine. (Mort.).

Calumari. v. a. T. mar. Mollare, allentare ed anche far correre, tirare da un luogo all’altro un cavo, una rete, una barca a poco a poco: calumare, calomare. || Fig. Tirar alle sue voglie con lusinghe o simili: adescare. || calumarisi od accalumarisi: sottomettersi.

Calumeddi. s. f. pl. Piccole corde attaccate ai lati della tratta.

Calumeri. s. m. Dicesi chi guida la prima coppia dei buoi del carro.

Calumìlanu. s. m. T. farm. Sorta di medicamento composto di mercurio e zolfo: calomelano.

Calùnnia. s. f. Invenzione fraudolenta per infamar alcuno: calunnia. || Pretesto, scusa: sotterfugio.

Calunniamentu. s. m. Calunniamento.

Calunniari. v. a. Apporre altrui falsamente colpa,