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CAP — 157 — CAP

fari nuddu capitali di alcunu, non potere usarne o servirsene in alcun modo. || dari una cosa ’n capitali, quel che costa, senza guadagno: dare pel capitale.

Capitali. add. Del capo: capitale. || pena capitali, della testa: pena capitale. || nnimicu, odiu, nnimicizia capitali, grande, mortale: nemico, odio, nemicizia capitale. Sup. capitalissimu: capitalissimo.

Capitalicchiu. s. m. dim. di capitali.

Capitalista. s. m. e f. Persona che ha danaro: ricco, facoltoso, agiato.

Capitalizzari. v. a. A un frutto, a una rendita assegnare, in ragione d’un tanto per cento, il corrispondente capitale: capitalizzare (Ugolini il riprende).

Capitalmenti. avv. In modo capitale: capitalmente.

Capitaluzzu. s. m. dim. e vezz. di capitali: capitaluccio.

Capitana. s. f. e add. Nave che porta lo stendardo sotto del quale vanno le altre: capitana.

Capitanarìa. s. f. e add. Capitananza: capitaneria.

Capitanatu. V. capitanìa.

Capitanìa. s. f. Uffizio o dignità di capitano: capitanìa, capitanato.

Capitaniata. V. capitanìa.

Capitanissa. f. di capitanu: capitanessa.

Capitanu e Capitaniu. s. m. Grado fra’ militari: capitano. || – di la cità, antico magistrato per la sicurezza pubblica come oggi il Questore: Capitano del popolo, Giustiziere. || – di la gran curti, antico ministro della giustizia pei nobili: bargello dei grandi. || – di navi, il comandante il legno: capitano di nave. || – generali, che ora si dice generali: capitan generale. || Per ischerzo: pitale.

Capitari. v. intr. Venire in un luogo e per lo più accidentalmente: capitare. || – a ’na banna: capitar a un luogo. || Per sim. Avvenire, accadere: seguire, succedere. || Chiappare. || Intr. Venir al cospetto d’alcuno: capitar innanzi a qualcheduno. || Cader nelle mani della giustizia: esser preso. || Vincer al giuoco, o altrimenti guadagnare qualcosa fuori dell’ordinario: buscacchiare. || Appropriarsi nascostamente qualcosa altrui: rubacchiare. || fari capitari ’na cosa a unu, fargliela avere: fargliela ricapitare. P. pass. capitatu: capitato. || Seguìto. || Chiappato. || Buscacchiato. || Rubacchiato.

Capiteddu. s. m. La parte superiore che è il capo della colonna: capitello. || T. rileg. Quei correggiuoli che son nelle teste dei libri: capitello. E l’attaccagnolo dei segnali che si pongon in essi: bruco. || Lisciva o cenerata forte che serve a diversi usi: capitello.

Capitìmula. s. f. Occasioncella, appiccico. || dari ad unu capitimula di...: dar appicco, occasione. || circari capitimula ad unu, cercar ogni piccola cosa per fargli male: cogliergli cagione addosso. || Per capitinia V.

Capitinia e Caputinia. s. f. Caperozzolo, bottoncino o ingrossamento alla estremità superiore del fuso cocca. (Da caput).

Capitulari. v. intr. Far capitoli di convenzione e per lo più il trattare di quelli soldati che si arrendono: capitolare. P. pass. capitulatu: capitolato.

Capitulari. add. T. eccl. Appartenente a capitolo di canonici o claustrali: capitolare.

Capitulazioni. s. f. Il capitolare: capitolazione.

Capitulazzu. s. m. pegg. di capitulu: capitolaccio.

Capituleddu, Capitulettu, Capitulicchiu. s. m. dim. di capitulu: capitoletto, capitolino.

Capìtulu. s. m. Parte della scrittura, così detta dal ricominciarsi da capo: capitolo. || Componimento in terza rima: capitolo. || Corpo dei canonici, e l’adunanza dei medesimi: capitolo. || L’adunanza dei frati o d’altri religiosi: capitolo. || Il luogo ove si radunan i frati, i canonici: capitolo. || Breve lezione che gli ecclesiastici recitan dopo certi uffizi: capitolo. || Prov. nun aviri vuci in capitulu, non aver autorità in tal cosa: non aver voce in capitolo. || capituli di lu regnu, antiche disposizioni governative.

Capituni. s. m. Sorta di seta più grossa e più disuguale dell’altra: capitone. || T. zool. Pesciatello senza lische, bianco, di capo grosso, sta nell’acqua dolce: ghiozzo.

Capizza. s. f. Fune o cuojo col quale si tien legato pel capo il cavallo o simile: cavezza. || – di moru, mantello di cavallo, sagginato scuro, con testa nera: cavezza di moro.

Capizzàgghia. V. capizzuni.

Capizzana. V. furbaria. || Busto di camicia da donna. || V. capizza.

Capizzali. s. m. Lo aggregato di immagini sacre che i fedeli tengonsi al muro sul capezzale: capo del letto. || Spezie di guanciale lungo e stretto: traversino.

Capizzata. s. f. Colpo dato col capo: capata. (Sp. cabezada). || Colpo di cavezza: cavezzata.

Capizzu. s. m. La parte del letto dove è il capezzale: il da capo. || Guanciale lungo quanto è largo il letto: capezzale. || dormiri a capizzu, modo prov. riposare in sulla diligenza altrui: dormire con gli occhi altrui. || cunzari lu capizzu, recar male ad alcuno per lo più col rapportar ai superiori o alla polizia il fallo vero o falso di quello: servir di coppa o di coltello, ovvero: far le scarpe ad uno.

Capizzunata. T. cavall. Botta di mano con tutta la forza del cavalcatore: scapezzonata. || Met. Riprensione: sbarbazzata.

Capizzuneddu. s. m. dim. di capizzuni: cavezzuola.

Capizzuni. s. m. Arnese che si mette sopra il naso dei cavalli per maneggiarli: cavezzone, capezzone.

Capizzutu. add. Di soverchio ardire: temerario. (Sp. cabezudo: caparbio).

Capocchia. V. capazza.

Capona. s. f. Sorta di suono, o ballo che usava la plebe stando in galloria. || Met. Disdetta, avversità.

Cappa. s. f. Specie di mantello che ha il cappuccio dietro, usato da certi frati: cappa. || T. mar. Situazione d’una nave che per un ventaccio contrario è obbligata ad ammainar tutte le vele, fuorchè una o due delle più piccole: cappa. || Prov. pri un puntu Martinu persi la cappa, per esprimere che una minuzia può far perdere un negozio, una cosa grande: per un punto Martin perdè la cappa. || Paramento sacerdotale: piviale. || – di ciminia, di lu caminu,