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CAP — 158 — CAP

quella parte che immediatamente sopra come una campana raccoglie il fumo acciocchè vada via pel tubo: cappa del camino. || – magna, ampia veste di cerimonia dei dignitarii ecclesiastici: cappa magna. || vidiri la cappa mala tagghiata, modo prov. accorgersi d’una cosa mala incamminata: veder la mala parata. || Prov. nè omu sutta cappa, nè fimmina sutta strazza, dallo esterior portamento, non conviene giudicare del merito intrinseco: mal si giudica il cavallo dalla sella. || mettiri unu in cappa e spata, metterlo in ridicolo. || essiri dottu cu li cotti e cappi, esser eccellente nella sua dottrina.

Capparrinu. s. m. T. agr. Terreno magro che è poco manco che sasso schietto, quale aman le viti: calestro.

Cappata. s. f. Coperta.|| – di pici, cira ecc.: coperta di pece, cera ecc. || Per pappata V.

Cappavesti. (Scob.) V. tabbarru.

Cappari! Voce esclamativa di ammirazione: capperi!

Cappeddu. s. m. Coperta del capo: cappello. || Fig. Copertojo: cappello. || Dignità del cardinalato: cappello. || Nelle stamperie è quell’asse che tien unite da capo le cosce del torchio, e gli serve di finimento: cappello. || T. arch. Quel copertojo dei condotti dei camini, posto per iscemar l’apertura o sfogo, acciò il fumo abbia l’esito più facile: cappello. || – di lu tusellu: baldacchino. || amicu di cappeddu: amico di starnuto, amico di saluto. || si facissi cappeddi e birritti, l’omini nascirrianu senza testa, per esprimere quando uno ha la fortuna affatto contraria: a chi è disgraziato gli tempesta nel forno. || tali cappeddu, tali ciriveddu, forse, dal modo di portar il cappello si conosce che saviezza si abbia, o moralmente dal capo si apprezza il corpo. || cu lu cappeddu chi haju ti pozzu salutari, modo prov. per protestare di non poter fare nulla oltre alle proprie forze. || T. agr. Quell’ammasso di graspi, bucchie, ecc. che si forma alla superficie del tino per effetto della fermentazione che porta in su queste materie: cappello (Pal. Voc. Met.). || – di lu lammicu, la parte superiore: cappello del tamburlano. || – a tri pizzi, cappello da prete: cappello a tre punte – a tre venti – a tre acque, nicchio, lucerna. || Parole che precedono un articolo di giornale nel quale si espongono le ragioni che inducono il direttore a pubblicarlo: cappello. || Prov. tinta dda casa chi nun havi cappeddu, cioè dove non vi è uomo.

Cappella. s. f. Luogo nelle chiese o case dov’è l’altare per celebrare: cappella. || Piccola chiesuola od oratorio: cappella. || La moltitudine di musici deputati a cantare in una chiesa: cappella. || mastru di cappella, colui che regola cantanti e sonatori delle cappelle: maestro di cappella. Usasi anche fig. || – reali, palatina, dicesi dell’assistenza in soglio che fa il re o il rappresentante mentre si celebra la messa. || Quella suppellettile di chiesa necessaria a cantar una messa solenne. || La cappella delle prigioni, in cui i rei di morte nei giorni precedenti al loro supplizio si preparan a ben morire, onde essiri ’n cappella, essere presso ad esser ammazzato; e fig. prossimo a disbrigarsi da un affare.

Cappellanu. V. cappillanu.

Cappellu. V. cappeddu.

Cappiddata. s. f. Tanta quantità di roba quanto n’entra in un cappello: cappellata. || Per scappiddata V. || Colpo di cappello.

Cappiddazzu. s. m. pegg. di cappeddu: cappellaccio. || Colui che ostenta vita spirituale: bacchettone. || – paga tuttu, modo prov. quando la spesa che dovrebbe farsi da molti o che pare la si faccia da molti poi ricasca sopra uno: bue paga tutto (così udii dire non mi ricordo più in qual luogo del continente). || fari cappiddazzu, lo dicon i ragazzi quando nel girar la trottola, dopo averla sfilata, essa rimane in terra senza girare: far cappellaccio (di Giovanni, Modi scelti).

Cappiddera. s. f. Custodia ove si tengon i cappelli: cappelliera. || Moglie del cappellajo: cappellaja.

Cappidderi. s. m. Facitore o venditor di cappelli: cappellajo. || si junceru li tincituri e li cappidderi, maniera che morde lo affratellarsi di due tristi ovvero di due balordi.

Cappiddìcchiu. s. m. dim. di cappeddu: cappelletto. || Cappello consumato, di poco conto: cappelluccio.

Cappidduni. s. m. accr. di cappeddu: cappellone.

Cappidduzzu. s. m. dim. e vezz. di cappeddu: cappellino.

Cappillanìa. s. f. Il beneficio che gode il cappellano: cappellania.

Cappillanu. s. m. Prete che uffizia cappella, od ha beneficiato di cappella: cappellano. || – militari, prete che ufficia presso l’esercito: cappellano militare.

Cappilletta. s. f. dim. di cappella: cappelletta.

Cappillettu. T. vet. Sorta di malattia che vien al cavallo nelle gambe di dietro: cappelletto.

Cappillettu. s. m. dim. di cappeddu o cappellu: cappelletto. || Pezzo di cuojo grosso posto in fondo della scarpa per sostener il tomajo: cappelletto. || Cappello da donna fatto di diverse fogge: cappellino.

Cappillinu. s. m. dim. di cappeddu o cappellu: cappellino.

Cappilluni. s. m. La parte principale degli edifizî sacri: tribuna.

Cappilluzza. s. f. dim. di cappella: cappelluccia.

Cappita! Voce denotante meraviglia o ammirazione: cappita!

Cappotta. s. f. Mantello per lo più di panno lano, di varie fogge, secondo la moda, cui le donne portan d’inverno: cappotta (An. Cat.). || cappeddu a cappotta, cappello di stoffa sottile, la cui tesa a guaina è sostenuta da stecchine di balena o da ferro fasciato: cappottina (Car. Voc. Met.).

Cappottu. s. m. Abito da coprirsi, noto: cappotto. || Quello de’ soldati, de’ marinai ecc.: cappotto. || sutta cappottu, modo prov., di nascosto: a remi sordi, sotto cappotto. || – cu li manichi: pastrano (An. Cat.). || – di peddi: boricco (An. Cat.). || T. giuoc. Quando chi tien il giuoco fa tutti i punti e non dà agio all’avversario di farne uno: cappotto.

Cappucceddu. s. m. dim. di cappucciu: cappuccetto.

Cappuccineddu. s. m. dim. di cappuccinu. || f. Era un’ordine di monache.