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CAS — 172 — CAS

|| – disusu, dove si sale per iscala: casa superiore . || – ’nchinata, dove sia abbondanza in tutto: casa agiata . || – la me’ casa nun è chiesa ed è china di parrini, per ammirazione di vedere la casa piena di persone, e di quelle che pur vi siano state altre volte. || – casa: per casa , per la casa . || picciotti e gaddini cacanu la casa V. picciotti o gaddini . || oh di casa! modo di farsi udire in casa altrui: oh di casa! || fari la casa, esser il primo fondatore: rizzar casa . || aviri, teniri, campari dui casi, di chi avendo famiglia cerca altri illegali legami fuori. || trasiri lu patruni di casa: far senno . || patruni di la casa, i bachi delle frutta. || fattivu di casa, uomo che sa adoperarsi per la casa. || fimmina di casa, donna accurata, ravviata per le cure domestiche. || criata di casa: fantesca . || a lu cadiri di la casa, al peggio: al peggio di peggio . || stari di casa, abitare: star a casa , star di casa . Vale anche per lo star continuamente p. e. ddà lu ventu ci sta di casa: là il vento vi sta di casa . || – di diavulu, gran rumore: casa del diavolo . || a la so casa ognunu è re: in casa sua ciascuno è re . || megghiu a la casa tua cu pocu pani, ca ’n casa d’autru, pirnici e faciani: voglio pane e aglio in casa mia, che lesso e arrosto in casa d’altri . || – di Diu, chiesa: casa di Dio . || essiri ’n casa sua, far cose dove altri è pratichissimo: esser in casa sua . || a la me’ casa, modo prov. secondo me, a mio parere: a casa mia . || di casa ’n casa, di porta in porta: di casa in casa . || nun sapiri unni sta di casa, detto di arte, scienza ecc., e ad uomo, vale che questi non conosce la materia: non sapere dove sta di casa . || nun purtari genti a la to casa, cioè non far risapere le cose intime.

Casacca . s. f. Vestimento che cuopre il busto come il giubbone, ma ha di più i quarti: casacca . || mutari o vutari casacca, mutar opinione: voltar casacca . || nun aviri nè drittu nè riversu comu la casacca di lu facchinu . modo prov. , tergiversare: essere discorse da sè stesso .

Casacchedda . s. f. dim. di casacca: casacchino .

Casacchella . s. f. Abito da donna che a Firenze chiamano: sacchino che sarà forse il casacchino .

Casacchinu . ( D. B. ) V. casacchina .

Casaccuni . s. m. accr. di casacca: casaccone .

Casalazzu . s. m. pegg. di casali .

Casaleddu . s. m. dim. di casali: casalino .

Casali . s. m. Villaggio però di case più rade, più sparse: casale . || fari o lassari curriri lu casali, Modo prov. , non darsi cura, lasciar andare le cose alla loro volta: lasciar correr l’acqua alla china .

Casalinazzu . s. m. pegg. di casalinu: casolaraccio , stambergaccia .

Casalineddu . s. m. dim. di casalinu, casipola ridotta in pessimo stato: casile .

Casalinu . s. m. Casa per lo più scoperta e spalancata e mezzo abbandonata: casalino .

Casalottu . s. m. Casale non molto grande.

Casalunazzu . s. m. pegg. di casaluni: casalonaccio .

Casaluni . s. m. accr. di casali: casalone .

Casamatta. s. f. T. mil. Luogo nelle fortificazioni, chiuso, riparato dalle bombe, con cannoniere: casamatta.

Casamentu. s. m. Casa grande o più case, aggregate di più famiglie: casamento.

Casamulu. s. m. Animale nato da cavallo ed asina: mulo (Pasq. da quasi e mulu, quasimulu onde casamulu).

Casari. V. accasari (A. V. ital. casare).

Casata. s. f. Tutti i componenti la famiglia: casata.

Casatedda. s. f. dim. di casata: piccola famiglia.

Casatu. s. m. Cognome di famiglia: casato.

Casazza. s. f. pegg. di casa: casaccia.

Cascamortu. fari lu cascamortu, far l’innamorato, lo sdolcinato, l’asino: far il cascamorto. E fig. far lo stolido.

Cascània. s. f. Quella coperta d’escrementi riseccati, che si genera naturalmente sopra la pelle rotta: crosta.

Cascarda. (Scob.) V. ballu.

Cascari. V. cadiri.

Cascarigghia. s. f. Nome che gli Spagnuoli dànno alla scorza d’un albero Peruano, che volgarmente è detto china-china: cascarilla.

Cascata. s. f. Caduta: cascata. || Diminuzione di prosperità e principio di ruina: decadenza. || L’acqua d’un fiume o torrente che cade come per salto, e di ramo d’acqua che scorre rovinosamente: cascata.

Cascatedda. s. f. dim. di cascata: cascatella.

Cascavaddarìa. s. f. Bottega di caci, salami, ecc.: pizzicheria.

Cascavaddaru. s. m. Colui che vende cacio: caciajuolo, o chi vende inoltre salame ed altri camangiari: pizzicagnolo.

Cascavaddu. s. m. Sorta di cacio di vacca: caciocavallo. || Prov. aviri quattru facci comu lu cascavaddu V. facciolu. || T. mar. Lungo e grosso perno di ferro o chiavarda quadra, che passa per un buco fatto nel piede o rabazza d’un albero per mantenerlo fermo: cacciacavallo (Zan. Voc. Met.).

Cascavadduzzu. s. m. dim. di cascavaddu. || è russu ccà? cascavadduzzu ccà, prov. scherzevole per negare, e si fa calando col dito la palpebra inferiore scoprendone il rosso interno. || cavadduzzi, panaredda, addanieddi di cascavadduzzu, sono pezzi di caciocavallo configurati a cavalli, panieri ecc.

Casceri. s. m. Quegli che ha in custodia i danari, chi tiene la cassa: cassiere.

Cascetta. s. f. La parte della carrozza ove siede il cocchiero: cassetta. || Per pitale. || Per cascitta V.

Cascia. s. f. Arnese per riporvi dentro oggetti o per uso di trasportarli: cassa. || Quell’arnese anco dove si rinchiude il cadavere: cassa. || T. merc. Ogni luogo ove si tengano i danari: cassa. || Incavatura nella quale sta o gira alcuna cosa: cassa. || T. tip. Un quadrilungo di legno diviso in vari spartimenti detti cassettine, in ciascuna delle quali son distribuite le lettere: cassa. || gran cascia, specie di gran tamburro che si usa nelle bande: gran cassa. || – di carrozza, la parte del cocchio coi sedili, retta da’ cignoni o dalle molle: cassa. || – di lu fusu, nome di due pezzi di le-