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Catinazzu. s. m. Strumento di ferro, così detto dal concatenare che fa l’una imposta coll’altra, scorrente in certi anelli di ferro confitti nella imposta: catenaccio, chiavistello || livari e mettiri catinazzi, met. esser inconcludente, ora asserire, ora negare. || fari catinazzu, quando le armi da fuoco non isparano tuttochè il cane sia cascato: mancar fuoco, far cecca (Fanf. Voc. d. u. Tosc.). || li catinazzi di lu coddu, gli ossi che collegan il collo: nodo del collo, catena del collo.

Catinazzuleddu. s. m. dim. di catinazzolu: palettino.

Catinedda. s. f. dim. di catina: catenella, catenina. || Spezie di ricamo per adorno fatto ad ago sui vestiti: catenella. || a catinedda, l’un dopo l’altro: a catena. || di catina e catinedda, modo prov. e dicesi di una successione di avvenimenti non sempre accidentali, ma procedenti naturalmente uno dall’altro. || T. rileg. È un punto che, nella cucitura di ciascun foglio di stampa, oltrepassa le due correggiuole estreme, ed è fermato con un nodo: catenella (Car. Voc. Met.). || T. pesc. Rete che separa la penultima camera di ponente, ove i pesci si prendono. || Per vacili V.

Catinetta. s. m. Certi arnesi di fil di ferro, con punte aguzze, che portansi da alcuni sotto le vesti per penitenza: cilicio. || Corta e grossa coreggia addoppiata, che passa liberamente in una campanella metallica fermata al pettorale del fornimento del cavallo, e i cui due capi vanno ad affibbiarsi all’estremità del timone: coreggione, in alcune vetture invece vi è la catena (Car. Voc. Met.). || – di roggiu: catenina d’orologio.

Catinìgghia. s. f. dim. di catina: catenina, catenuzza. || Ornamento da donne come dire un monile: frenello. || Quelle catene di orologio: catenina, catena d’orologio.

Catoju. s. m. Stanza sotterranea o terrena, ma più esprime una casa povera, angusta: tugurio, casupola (Dal Gr. κατώγεων: stanza terrena).

Catolicamenti. avv. In modo catolico: catolicamente.

Catolicìsimu. s. m. Professione catolica, università de’ catolici: cattolicismo.

Catòlicu. add. Epiteto de’ fedeli al Papa: catolico. || Detto d’uomo vale pio, religioso, seguace di Cristo: cattolico. || Fig. nun essiri tantu catolicu, sentirsi alquanto male in salute, o per lo meno di cattivo umore. Sup. catolicissimu: cattolicissimo.

Catrama. s. f. o Catrami. s. m. Ragia nera estratta per via di fuoco dal pino, che serve a spalmar le navi per difenderle dall’acqua: catrame. || catrami minerali, quello estratto dal carbone di terra: catrame minerale. || dari catrama, modo prov. por tempo in mezzo aggirando alcuno con parole: tener a bada.

Catrècia. s. f. Serie di ossi detti vertebre, che si estendono, dal capo sino all’osso sacro, e formano il fil delle reni: spina. || Ossatura del cassero degli uccelli: catriosso.

Catrùnfuli. V. catatummuli.

Càttara! Voce di esclamazione o di sdegno: catta! (Fanf. Voc. d. u. Tosc.)

Cattaredda! Lo stesso che cattara: cattarina! catterina!

Cattata dl caudu. (Mal.) Vento caldo.

Cattigghiari. V. grattigghiari.

Cattivanza. V. cattività.

Cattivellu. s. m. Tessuto di seta di seconda qualità detta stracciata, e ve n’ha a tela liscia ed a spiga: filaticcio.

Cattività e Cattivitati. s. f. Vedovità, vedovanza. || Forzata servitù: schiavitù.

Cattivu. s. m. Uomo cui sia morta la moglie: vedovo; e cattiva, donna cui sia morto il marito: vedova. || Privo di libertà, catturato: captivo, schiavo (In entrambi i sensi dal Lat. captus: privo).

Cattreda, Cattidra e Catitra. s. f. Luogo eminente ove i professori insegnano, e gli oratori orano: cattedra.

Cattredali e Catidrali. add. Che appartiene a cattedra: cattedrale. || Detto di chiesa ove risegga il vescovo ed il capitolo: cattedrale.

Cattredàticu o Catidraticu. Colui che in sulla cattedra insegna; cattedratico. || Certo dritto che esige il vescovo dalle chiese o corpi morali: cattedratico.

Cattu. s. m. T. bot. Genere di piante di molte varietà: catto. Cactus L.

Cattura. s. f. Presura di alcuno: cattura. || Anticamente il diritto che si pagava ai birri per la presura: cattura. || E l’ordine della presura: cattura.

Catturari. v. a. Far cattura: catturare.

Catturatu. add. Catturato. S’usa anco sost.

Catu. s. m. Arnese per attinger acqua dal pozzo, cisterna: secchia. || Recipiente di checchessia con uno zipolo da cui goccia l’acqua sulla ruota dello arrotino: botticello, catino. || Per lemmu V. || La quantità che cape: secchiata. || li cati di la senia: le secchie del timpano V. senia. || Prov. fari o jiri comu lu catu di la senia, affaticarsi continuamente e spesso invano: acciaccinarsi. || essiri lu catu e la senia, andar sempre insieme: la chiave e il materozzolo (Dal Lat. cadus: anfora, barile, capacità).

Catubbiari. v. intr. Incrudelire. || rifl. Lascivire.

Catubbu. Aggiunto di male, e dicesi piuttosto per beffa, averlo chi è colpito di mal di gola, che l’obbliga a tossire spesso.

Catugghia. s. f. Per ischerno si dice a donna d’infima plebe: ciana, berghinella.

Catugghiari. v. intr. Altercarsi, litigare a mo’ delle ciane o pettegole: pettegoleggiare. || Per solleticare.

Catulippuli. (Pasq.) V. mania.

Catuna. V. catuniu.

Catuniari. v. a. Importunare, infastidire, nojare. || v. intr. Lamentarsi sommessamente: mormorare. || Borbottare.

Catuniu. s. m. Noja, molestia. || Borbottamento, borbottìo. || Disputa o querela, rimproveri: cagnaja. || far un catuniu pr’un pilu: far un diascolìo per un bruscolo.

Catuniusu. add. Increscioso, nojoso. || Brontolone, borbottone, fiottone.

Catusari. V. ’ncatusari.

Catusatu. s. m. Canal murato, per lo quale si conduce l’acqua da luogo a luogo: condotto, acquedotto. || La tubolatura di terra o latta lungo