Pagina:Antonino Traina - Nuovo vocabolario siciliano-italiano.pdf/202

Da Wikisource.
CAZ — 184 — CEL

ne plebea: cazzo! || – di mari, spezie di oloturia. || essiri cu li cazzi, espressione indecente per dire: esser co’ fiocchi, cioè buona nel proprio genere. || nè cazzi nè mazzi: niente, nulla affatto. || senza tanti cazzi, modo basso, senza repliche: senza tanti discorsi. || fari lu cazzu, mettere la mano sulla snodatura dell’altro braccio piegandolo in su per atto d’ingiuria: fare manichetto o manichino.

Cazzuledda. s. m. dim. di cazzola: cazzoletta.

Cazzuletta. s. f. Piccolo vaso in cui si fa il profumo: profumiera (Fr. cassolette).

Cazzuliari. v. intr. Consumar il tempo andando attorno a ozieggiare: chiccherellare (Di Giovanni), garabullare, gingillare. || Appianare colla cazzuola. || intr. pass. Affaticarsi inutilmente: acciaccinarsi.

Cazzuliata. s. f. Col verbo fari, prender le difese di uno con ardore e indovutamente: pettegolezzo.

Cazzuligghia. s. f. Manicaretto di colli, creste e curatelle di polli: cibrèo. || fig. strage, carneficine: carnajo.

Cazzuni. s. m. Voce bassa detta ad uomo stolto, sciocco: cazzaccio.

Cazzuttaru. V. caciuttaru.

Cazzuttiari. v. a. Dar cazzotti: cazzottare. || rifl. e fig. tenzonare a parole: leticare, proverbiarsi.

Cazzuttiata. s. f. Baruffa di cazzotti: cazzottaja. || fig. Diverbio.

Cazzuttiatuna. s. f. accr. di cazzuttiata: gran cazzottaja.

Cazzuttuni. s. m. accr. di cazzuttiata: gran cazzottaja.

Cazzuttuni. s. m. accr. di cazzottu.

Cazzutu. add. Buono: co’ fiocchi. Sup. cazzutissimu: buonissimo.

Cca. avv. di luogo: qua, e quando determina più preciso il luogo: qui. || di cca, talora quale da questa parte: di qua. || di cca e di dda, per ogni dove: di qua e di là. || di cca a.... da qui a... || di cca ’nnavanti: da qui in avanti. || di cca chi si fa...: prima che si faccia... || cca dda, parlando valle alle volte questa e quell’altra cosa: qua e là. È modo anche con cui si accenna che altri non viene alla conclusione, e stenta nel farla: i, enne, onne, o i, enne, inne. || Alle volte diventa ccani come i Toscani hanno quae, quie, quine (Fagioli). || quantu di cca dda, modo di dire per distanza qualunque: quanto da qui a lì. || jiri o veniri di cca cca: per di qua, lungo di qui.

Ccagghiusu e Ccajusu. avv. In questo luogo, abbasso: quaggiù, quaggiuso (voce poetica).

Ccai. V. cca.

Ccani. V. cca.

Cchiù e Chiù. avv. Più. Alle volte si fa cchiui e cchiuni, come i Toscani hanno piue. || cchiù chi: più che... è avv. sup. || a lu chiù, per la maggior parte: al più. || Coll’ablativo e posto ass. sta per aggiunto. || Co’ nomi s. diviene aggettivo. || Coll’art. pl. diviene nome e vale la maggior parte: i più, e col genitivo ha la stessa forza. || Co’ nomi s. tramezzati dal gen. denota maggior quantità. || dicchiù, posto avv.: di più, inoltre. || nè cchiù nè menu, sicuramente, in verità: nè più nè meno. || cchiù di cchiù, avv. tanto meglio: più che più. || a cu’ po cchiù, a gara: a chi può più. || pri cchiù: per di più. || nun chiù, nun sia cchiui: basta: non più (A. V. ital. piui, Rinaldo d’Aquino, e cchiù, Lombardi).

Cci. part. avv. locale, e vale qui, qua: ci, vi. || Pron. e vale noi: ci. || Vien usato continuamente per gli, le, loro, p. e. cci detti significa: gli diedi, le diedi e loro diedi. || cci cci cci, voce per chiamare i polli: billi billi, bi bi, ni ni, curre curre.

Cciappa. V. ciappa.

Cciàppula. V. ciappula.

Ccippu. V. cippu.

Ccittuna. V. accetta.

Cciù. V. cchiù.

Cecciu. V. checcu.

Cecità e Cecitati. s. f. Astratto di cieco: cecità, cecitade, cecitate. || fig. Inconsiderazione: abbagliamento.

Cecu. add. Privo del vedere: cieco. || Preso da eccessivo affetto: cieco. || littra ceca, dicesi lettera che sia senza soscrizione: lettera cieca. || Aggiunto d’ubbidienza perfetta: cieca. || – natu, non accecato da morbo o da disgrazia: cieco nato. || fari lu cecu natu pri ’na cosa, maniera familiare per esprimere ogni possibile sforzo: far ogni sforzo, ogni prova. || a la ceca, modo prov., ciecamente: alla cieca. || lu cecu nun giudica di li culura, e’ non puossi giudicar di cose ignote: il cieco non giudica dei colori.

Cedda. V. cella.

Ceddàra. s. f. Sorta di giuoco de’ fanciulli. || fari li ceddari, romper la fede coniugale: far le fusa torte.

Cedimentu. s. m. Il cedere: cedimento.

Cèdiri. v. intr. Non potere resistere, ritirarsi: cedere. || Sottomettersi al volere o altro: cedere. || Variazione d’eguaglianza o d’equilibrio di una superficie: cedere. || a. Concedere, rilasciare: cedere. P. pass. cidutu: ceduto.

Cèdula. s. f. Scritta privata che obbliga: cedola.

Cedulari. v. a. Avvisare giuridicamente con cedola.

Ceduluni. s. m. accr. di cedula: cedolone.

Cefàlica. s. f. T. anat. Nome di una vena del braccio creduta procedere dal capo: cefalica. || Sorta di tabacco supposto utile al capo: cefalico.

Cefàlicu. add. Appartenente al capo: cefalico (Mort.).

Cèfalu. V. mulettu.

Celari. V. ammucciari.

Celebbranti. add. Preso assolutamente, il sacerdote che dice la messa: celebrante.

Celebbrari. v. a. Far celebre: celebrare. || celebrari sponzali, nozzi ecc. farle colle debite formalità: celebrare sponsali, nozze ecc. || Dir la messa: celebrare. || – li festi, astenersi in quei dì dagli esercizi meccanici: celebrar le feste. P. pass. celebbratu: celebrato.

Celebbrazioni. s. f. Il celebrare: celebrazione.

Cèlebbri. add. Che ha celebrità: celebre. Sup. celebberrimu: celeberrimo.

Celebbrità. s. f. Fama divulgata in più o men grande spazio, più o meno meritata e splendida, s’acquista per meriti o demeriti: celebrità.

Cèleri. s. f. Veloce: celere (Mort.).

Celerità. s. f. Prestezza: celerità.

Celesti. add. Appartenente al cielo: celeste. || Co-