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CHE — 187 — CHI


cilecca. || T. vet. Rilevanze o cordoni più o meno grossi, sulle unghia del cavallo, che li circondano da un calcagno all’altro: cerchione.

Checcu. add. Dicesi di colui che replica più volte una medesima sillaba: balbo, balbuziente, tartaglione, troglio, checchèllaro (Fanf. Voc. d. u. Tosc.).

Chèrchiri. s. m. T. bot. Sorta di legume simile al pisello: cicerchia. Lathyrus sativus L.

Chèrmes. V. crèmisi.

Chermisinu. V. carmicinu.

Cherubbinu. s. m. Secondo ordine degli angeli: cherubino.

Chetru. V. ghiacciu.

Chi. Relativo, e si riferisce a tutti i generi e casi: che, il quale. || Interrog. qual cosa, che cosa: che? || Colla particella pri a qual fine: perchè. || Congiunzione dipendente dal verbo: che. || Congiunzione dipendente da avverbio o aggiunta di qualità e quantità: che. || Ecco certi modi: chi genti chi c’era; chi così chi fannu ecc.: la gente che c’era, le cose che fanno. Tigri ne’ Canti popolari Toscani ha: misericordia, la gente che c’era! || chi è chi nun è, quando si vuole dire che è nulla, o che si finge di domandare: che è che non è. || Per quale, p. e. chi omu è iddu: che uomo è egli.

Chiacchettu. s. m. dim. di chiaccu: cappietto. || Detto ad uomo, ribaldo: capestrello, tristanzuolo.

Chiàcchiara. s. f. Discorso senza proposito: chiacchiera. || Il chiacchierare: chiacchiera. || Prov. chiacchiari assai e fatti nenti, quando i fatti non corrispondon alle parole: assai pampani e poca uva. || senza fari tanti chiacchiari, modo d’imporre di non replicare: senza tanti discorsi. || a chiacchiari, si dice per esclamazione quando altri millanta di troppo: a chiacchiere. || aviri gran chiacchiara, essere ciarlone, parolajo: avere gran chiacchiera.

Chiacchiarazza. s. f. pegg. di chiacchiera: chiacchieraccia.

Chiacchiaretta. s. f. dim. di chiacchiera: chiacchieretta, chiacchierella. E anche pel semplice parlare: favellare, s. || Chiacchieramento di donna o di fanciullo: chiaccherina. || Primo grado di ebbrezza, perchè si chiacchiera allora: chiacchierina.

Chiacchiariamentu. s. m. Chiacchieramento.

Chiacchiariari. v. intr. Far discorsi un po’ prolissi, familiari, per leggerezza, passatempo: chiacchierare. || Dir le sue ragioni sensatamente: ragionare. || Attribuito a scrittura giustificante alcuna pretensione, vale aver un saldo appoggio in virtù di quella carta, esprimere chiaramente: cantare. P. pass. chiacchiariatu: chiacchierato.

Chiacchiariata. s. f. Chiacchieramento: chiacchierata.

Chiacchiarunazzu. pegg. di chiacchiaruni: chiacchierone.

Chiacchiaruneddu. s. m. dim. di chiacchiaruni: chiacchierino.

Chiacchiaruni. s. m. Che chiacchiera molto: chiacchierone. || Goffo, millantatore o insulso: cianciere, cianciatore.

Chiacchiceddu, Chiacchiteddu s. m. dim. di chiaccu: cappietto, cappiolino. || Detto ad uomo: furfantello, malignuzzo.

Chiaccolu. s. m. Trappola o laccio teso per cacciare: calappio, galappio. || – pri palummi: scaletta. || s. f. chiaccola di pilu di cavaddu: cappiole (An. Cat.).

Chiaccottu. V. chiacchiceddu.

Chiaccu. s. m. Annodamento che tirato l’un dei capi, si scioglie; e quella parte del nastro, spaghetto o simile che, a guisa di staffa, pende giù dal nodo: cappio. || Sorta di legatura che fanno i vetturini alle some: cappio. || – a scurrituri, sorta di cappio che quanto più si tira più scorre e stringe: cappio o nodo corsojo o scorsojo. || Prov. mettiri lu chiaccu a la gula, soperchiare: sopraffare, opprimere. || cu lu chiaccu a la gula, stentatissimamente. || – di furca, la corda delle forche: capestro. E si dice ad uomo ribaldo: capestro, tristo assaettato. || – chi t’affuca o t’impicca, imprecazione: va in sulla forca! || a chiaccu, posto avv., a bizzeffe: a chiocco.

Chiàfeu. V. ciafalu.

Chiaga. s. f. Disgiungimento di carne fatto per corrodimento o per ferita: piaga. || Dolore morale: piaga. || rinuvari li chiaghi, fig., rinnovar i dolori: rinfrescar le piaghe. || chiudirisi la chiaga, rappiccicarsi le margini della ferita: rammarginare. || arrifriscari li chiaghi, porgere sollievo, soccorrer in danaro. || o vozzu o chiaga, si dice quando vi è certezza di qualche male.

Chiagari. V. ’nchiagari.

Chiagarìa. s. f. Il luogo impiagato: impiagatura. || essiri tuttu ’na chiagaria: essere coperto di piaghe: esser tutto una piaga.

Chiaghicedda. s. f. dim. di chiaga: piaghetta, piaguccia.

Chiaìta. s. f. Discorso vano o importuno: ciarla. || Prov. aviri chiaiti assai e fatti pocu, aver molta ciarla e pochi fatti. || troppi chiaiti mettinu siti, dal molto parlare se ne ha male: troppo grattar cuoce, troppo parlar nuoce.

Chiaiteri. s. m. Che ciarla: ciarlone, ciarliere.

Chiaitiari. v. intr. Dir ciarle: ciarlare.

Chiaìtu. s. m. Il ciarlare, cicalare: cicaleccio.

Chiaja. V. chiaga e così i derivati.

Chiamamentu. (Scob.) s. m. Chiamamento.

Chiamaquagghi. s. m. Arnese da cacciatore per chiamar le quaglie: quagliere.

Chiamari. v. a. Dire ad alcuno che venga, o nominarlo perch’ei risponda: chiamare. || Gridare, invocare: chiamare. || Si dice che: Diu si chiama ad unu; quando questi muore: Dio chiama uno a sè. || – davanti lu judici, lu tribunali ecc.: chiamar in giudizio. || – li cunti, stringere alcuno a dar i conti: chiamar a’ conti. || rifl. chiamarisi li cani: far tela, partirsi, svignarsela. || nun m’haiu a chiamari N. N. si...: non son chi sono se... modo di minacciare solennemente altrui. || T. giuoc. L’invitare al giuoco o nel giuoco a far certe giuocate: chiamare. || Incitare, invitare a bere, onde diciamo che li sardi chiamanu, suscitan sete. (In questo senso è dallo Sp. llamar: chiamare). P. pres. chiamanti: chiamante. P. pass. chiamatu: chiamato.

Chiamata. s. f. Il chiamare: chiamata. || Il suono del tamburro che chiama i soldati: chiamata. || Segno nelle scritture o simili per indicare