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Cutidianu. add. D’ogni dì: cotidiano. || s. m. Sufficiente ai bisogni cotidiani.

Cutigna. (Scob.) V. cuticchiu.

Cùtina. s. f. La pelle del porco: cotenna. || La pelle del capo dell’uomo: cotenna, cuticagna.

Cutinedda. dim. di cùtina: cotennina.

Cutra. s. f. Roba che copre il letto: coperta, coltre. || – accentu, chiamasi una coltre leggiera: coltroncino. || – di catalettu o di mortu, qual panno nero o paonazzo con cui si copre la bara funebre: coltre funèrea. || la sciarra è pri la cutra, ognuno tira per sè; o esprime difetti di pronti mezzi. Da un diritto abusivo degli antichi curati nacque sto proverbio, i quali per apprestar una coltre al cadavere da trasportarsi imponevano una tassa che era causa di litigi: l’argento è la sposa per cui si balla. || – sfiluccata o agnillina, coperta da letto vellosa di filo, di lino o di cotone.

Cutraru. s. m. Chi fabbrica coltri: coltriciajo.

Cutricedda. s. f. dim. di cutra: coltretta. E particolarmente panni in cui s’avvolgon i bambini.

Cutriciuni. s. m. Pannolino intessuto con lavorio di coltre per avvolgervi bambini: pezza da rinvolto. || abbitu a cutriciuni, grande e lungo.

Cutrigghia. s. f. Coperta da letto per inverno di tessuto di lino, cotone o seta ripiena di bambagia: coltrone.

Cutrognu. add. Dicesi delle frutta quando rimangon dure senza prender la dovuta morbidezza: incatorzolito, imbozzacchito.

Cutruffeddu. dim. di cutruffu: orciuolo. || Fiaschetto nel quale si porta il vino per saggio: saggiuolo.

Cutruffu. s. m. Vaso di vetro con la bocca larga quanto il fondo, stretto nella pancia per dove s’impugna, vestito di erba sala e serve a contener liquori, inchiostro ecc.: carraffa. || Per sim. detto ad uomo basso, paffuto: chionzo, caramogio.

Cutruni. s. m. accr. di cutra, coltre più imbottita e più grave: coltrone.

Cutruzzu. (Vinci) s. m. Spina dorsale.

Cuttettu. s. m. Specie di gonna usata anticamente dalle donne.

Cuttiamentu. (Pasq.) v. sfacciataggini.

Cuttiatu. v. sfacciatu.

Cutticeddu. V. cuttuliddu.

Cuttìgghia. V. bustu.

Cuttignu. add. Mezzo cotto: guascotto.

Cuttizzu. add. Molto cotto: stracotto.

Cuttuliddu. add. Alquanto cotto: cotticcio. || Mezzo ubbriaco: cotticcio, cottìccico. || fig. Innamoratello: cotticcio.

Cuttunaru. s. m. Venditore o facitore di bambagia o cotone: bambagiaro.

Cuttunata. V. cutrigghia. || Terreno seminato a cotone.

Cuttuneddu. s. m. dim. di cuttuni. || Per sim. la neve quando viene giù a falde, minuta: fiocca, nevischio. || E la neve di fresco caduta, ammontata e ancor mollicona prima che il gelo l’assodi: bioscia. || – di campagna. T. bot. Erba di cui son varie le specie: erba da cotone. Evax pygmaea, Graphalium gallicum, Graphalium germanicum L. || T. zool. Insetto che dannifica le ulive: prillo. || Quei bioccoletti molli e leggieri che si ritrovano sono i letti o altro fra la polvere.

Cuttuni. s. m. Nome di molte piante che producon una materia da cui si trae la bambagia: cotone. Gossypium L. E la bambagia stessa: cotone. || – arbòriu, una delle varietà. Gossypium arboreum che differisce dall’herbaceum.

Cuttuniari. v. a. Indurre e quasi forzare alcuno a fare: istigare, strignere, sollecitare.

Cuttunigna. s. f. V. cuttuneddu di campagna.

Cuttunignu. add. Che è a modo di cotone: cotonoso, bambagioso. || In botanica aggiunto delle piante, le cui foglie son coperte di una lanugine simile al cotone: cotonaceo.

Cuttunina. V. cutrigghia.

Cuttuninedda. s. m. Piccola coltrina: coltrinetta.

Cuttura. s. f. Il cuocere: cottura. || a menza cuttura, posto avv. non ben cotto, cotto per metà: cotticcio. || fig. Usasi questa espressione a significare il trarre con intento alcuno alle nostre voglie p. e. ridduciri o lassari ad unu a menza cuttura, averlo mezzo disposto a condiscendere. || passatu di cuttura, fig. chi ha varcato di molto il fiore dell’età: più che maturo. || – di lu vinu, qualità del vino generoso, quando deposta l’asprezza e la feccia diviene gagliardo e soave.

Cutturedda. dim. di cuttura.

Cutturiari. v. a. Sollecitare ma piuttosto con modi seccanti, importuni: importunare. P. pass. cutturiatu: importunato.

Cutturiu. V. siddìu.

Cutturiusu. add. Che reca importunità: importuno.

Cuttuttu. avv. Sebbene, tuttochè. || Frattanto. || cuttuttucchì: con tutto che, quantunque, benchè, ancorachè.

Cuttuttuchissu o chistu. avv. Non ostante ciò: tutto ciò, contuttoquesto.

Cutugnata. s. f. Conserva di cotogna zuccherata o a giulebbo ecc.: cotognato, codognato.

Cutugneddu. s. m. dim. di cutugnu: piccolo cotogno o piccola cotogna. || Amarezze, e si dice a chi gli si voglia fare stizza.

Cutugnera. s. f. L’albero delle cotogne: cotogno.

Cutugninu. add. Che ha colore, odore o sapore di cotogna: cotognino. || T. min. Per sim. in forza di s. è nome di diverse spezie di marmi: cotognella.

Cutugnitu. s. m. Luogo piantato di cotogni: cotogneto.

Cutugnu. s. m. T. bot. Albero del genere de’ peri, ha il tronco storto, scorza grossa e cenerina al di fuori: cotogno. Pyrus cydonia L. || Frutto dello stesso: cotogna. || met. Amaritudine, afflizione. Onde, dari cutugna: amareggiare. E riciviri o agghiuttiri cutugna, soffrir danni, ingiurie senza farne risentimento: ingozzare. || cutugna pri li ziti, motto allusivo alle consuete amarezze e discordie che sono fra gli sposi. || – pulusu, a chi voglia ostentar delicatezza ed esattezza di pensare, ed anche paura di comparir poco onesto, ovvero ipocrita: bacchettone, spigolistro. || – di lu Giappuni: cotogno del Giappone. Cydonia japonica. Pers.

Cutulari. v. a. Far cadere dagli alberi i frutti, scuotendoli o percuotendoli: scuotere, abbacchiare, scossare. || Adunare e tor via le cose confusamente e di furto: colleppolare. || Far cascare, e dicesi de’ denti o altro. P. pass. cutulatu: