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DAG — 293 — DAR


Dàgali. add. Di terreno declive in sulle sponde de’ torrenti e fiumi soggetto ad inondarsi.

Daguara. v. culu, e propr. culo di porco (Pasq.).

Dagura. V. daura.

Daguredda. dim. di dagura: pertempino.

Dainna. V. linnira. Così a S. Fratello.

Dainottu. s. m. dim. di dainu: piccolo daino.

Dainu. V. addàniu.

Daja. V. deja. || Per dali dali V.

Dali, Dalia ca Dalia, Dalla-Dalla. avv. Su via, orsù. || dali dali, per esprimere un’azione continuata e celere: dalle-dalle. || Per levare rumor contro alcuno: dalli-dalli.

Dalmàtica. s. f. Paramento del Diacono sopra gli altri paramenti: dalmatica.

Dama. s. f. Donna nobile: dama. || Giuoco in sullo scacchiere con pezzetti di legno tondi, schiacciati: dama. || La donna amata: dama. || – di curti, donna nobile che serve in corte: dama di corte.

Damaju. V. dammaggiu.

Damascari. v. a. Tesser a opera: damascare (Mort.).

Damascaru. s. m. Fabbricatore di damasco.

Damascatu. add. Tessuto e lavorato a mo’ di damasco: damascato.

Damascheddu. s. m. Sorta di drappo a fiori d’oro e d’argento che si fabbrica in Venezia: damaschetto.

Damaschettu. V. damascheddu.

Damaschinari. v. a. T. art. Incastrare i filuzzi d’oro, e d’argento nell’acciajo preparato a riceverli: damaschinare.

Damaschinu. add. Dicesi del ferro o simile, che abbia la tempera di Damasco: damaschino. || Aggiunto ad una sorta d’uva, di albicocche e di rose bianche: damaschino. || Aggiunto di una sorta d’ago fino. || ’nfilarisi comu ’n’agugghia damaschina, insinuarsi, brigare.

Damascu. s. m. Sorta di drappo all’arabesca in seta di diversi colori, che dalla città di Damasco in Siria prese nome: damasco.

Damascuni. s. m. accr. di damascu.

Dameggiari. (An. M.) v. a. e intr. Concorrere ove sonvi dame, uccellar ad amori: dameggiare.

Damerinu. s. m. Vagheggino, inclinato a far all’amore: damerino.

Damicedda. V. damina. || V. damiggella.

Damiggella. s. f. Donzella, donna giovine di non bassi natali: damigella.

Damina. s. f. dim. di dama: damina.

Damincella. V. damiggella.

Dammaggeddu. s. m. dim. di dammaggiu.

Dammaggeri. s. m. Chi o che fa danno: facidanno, dannajuolo.

Dammaggiari. V. danniggiari.

Dammaggiu. V. dannu (A. V. ital. dammaggio). || Prov. nè gatta fu, nè dammaggiu fici, far le cose sono silenzio: far fuoco nell’orcio.

Dammaggiusu. V. dannusu.

Dammiciana. s. f. Grande bottiglione rivestito di vimini: damigiana, fiascone (Fr. Dame-Jeanne).

Danmmiru! Voce d’ammirazione: davvero! È quasi dicesse da in vero.

Dammusatu. s. m. V. dammusu.

Dammusatu. add. Fatto a volta.

Damusazzu. pegg. e accr. di dammusu.

Dammuseddu. s. m. dim. di dammusu: volticciuola.

Dammusiddaru. s. m. Custode delle segrete.

Dammusu. s. m. Coperta di stanze o altro, fatta di muro: volta. || Se è di legname: cèntina.|| Se di mattoni per coltello: volterrana. || – fintu, che non è di muratura, ma di legno o di canniccio, e serve per centina. || Prigione nella quale non è concesso ai rei di parlare con que’ di fuori: segreta: (Gr. δωμάτιον: tetto).

Dammusuni. accr. di dammusu: voltone.

Dananti. V. A. (Salom. da Lentini) V. davanti.

Dangaliari. V. catamiari.

Dannàbbili. V. cundannàbbili.

Dannàrisi e derivati. V. addannàrisi.

Dannificari e derivati. V. danniggiari.

Danniggiamentu. s. m. Il danneggiare: danneggiamento.

Danniggiari. v. a. Far danno, nuocere: danneggiare. P. pass. danniggiatu: danneggiato.

Danniggiaturi –tura. verb. Chi o che danneggia: danneggiatore –trice.

Dannu. s. m. Nocumento che venga per qualunque cosa sia: danno. || fari dannu: far male, si dice de’ cibi che recano male allo stomaco.

Dannusamenti. avv. Con danno: dannosamente.

Dannuseddu. add. dim. di dannusu: alquanto dannoso.

Dannusitati. V. A. (Salom. da Lentini). Danno.

Dannusu. add. Che arreca danno: dannoso. || Dicesi pure de’ cibi che apportano nocumento alla salute: nocevole. Sup. dannusissimu: dannosissimo, nocevolissimo.

Dantella. s. f. Lavoro di ricamo, merletto: dentello (Fr. dentelle).

Danti. V. addanti.

Dantiscu. add. Dello stile o maniera di Dante: dantesco.

Dantista. add. Chi studia o imita Dante: dantista.

Danza. (D. B.) Ballo: danza.

Danzaredda. (Mal.) V. danzicedda.

Danzari. v. a. Ballare: danzare. P. pres. danzanti: danzante. P. pass. danzatu: danzato.

Danzaturi –trici. verb. Chi o che danza: danzatore –trice.

Danzicedda. s. f. dim. di danza: danzetta.

Dapoi. avv. Di poi: dappoi. || dapoichì, posciachè: dapoichè.

Dappocu. add. Insufficiente a ragionare ad operare: dappoco. V. in lettu il prov. dov’è usato.

Darbu. s. m. Misura d’acqua che è la quarta parte della zappa V. zappa.

Dardiceddu. s. m. dim. di dardu: dardetto.

Dardu. s. m. Asticciuola di legno con punta di ferro, che slanciavasi coll’arco: dardo, freccia. || omu armatu di dardu: dardiero.

Dari. v. a. Trasferir una cosa da sè in altrui: dare. || Per assegnare: dare. || Per vendere: dare. || Detto di strade, porte, finestre, corrispondere in un luogo: mettere, guardare. || aviri a dari, esser debitore: aver a dare. || Battere, picchiare: dare. || Trattandosi di colori, accostarsi, p. e. dari ntra lu russu: dare nel rosso. || Detto di medicine V. ordinari. || Detto di fanciulle, dar in isposa: dare. || dari lu tu, lu vui ecc.: dar del tu, del voi ecc. V. parrari. || rifl. Arrendersi, sottomettersi: darsi ad uno. || darisi a Diu, dedicarsegli: darsi a Dio. || da-