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DIR — 312 — DIS

scorso: voltiamo foglio. || diri cosi, chi un granciu cu dui vucchi nun dirria, scempiatezze: cose, che non le direbbe una bocca di forno, o che non ne vendono gli speziali. || diri sì, per burla s’intende del chinar del capo nell’appisolarsi. || diri o nun diri sì, parlandosi della testa, delle gambe, delle braccia ecc. resistere aver vigor, o averlo perduto: dir davvero o no. || nun sapiri diri mancu pappa, non saper parlare: non saper dire pappa. || Prov. nun diri chiddu chi fai nè chiddu chi sai, non bisogna dir ogni cosa: non andar col cembalo in colombaja. || nun fari quantu poi, nè diri quantu sai, nè spenniri quanti hai: non far ciò che tu puoi, non ispender ciò che hai, non creder ciò che odi, non dir ciò che tu sai. || a dicuti e dissi V. dicuti-e-dissi. || la cosa chi tu sulu voi sapiri ad autru nun la diri: segreto confidato non è più segreto. || dirinni tanti, o ’na pista, parlar molto contro alcuno: dirne tante. || diri ’na cosa appressu a ’n’autra, per filo e per segno ogni cosa: dire su su. || diri la sua, dire il suo parere: dir la sua. || a cui dicu? modo di rimproverare chi non vuole ascoltare: a chi dico? || nun li mannari a diri, dirle a viso scoperto: non mandarle a dire. || comu si nun dicissi ad iddu, dicesi di chi non ascolta per sè le ammonizioni: come se non dicessero a lui, come se non fosse fatto suo. || dicemu nui: per così dire: diciam così, dirò così. || a diri! p. e. a diri! chi tanti voi nun ci pottiru a muvirila: a dire! che tanti bovi non valsero a moverla. || a dirila, o a dirila chiara, a dirla schiettamente: a dirla, a dirla come sta, a dirla schietta. || veniri a diri, o vuliri diri, significare: venir a dire, voler dire. || diri veru o pri daveru, far in serietà: dir davvero, p. e. quando la fame dice davvero. || cu’ dici zoccu nun soli, senti zoccu nun voli, bisogna saper tacere certe cose: chi dice quel che vuole, ode quel che non vorrebbe. || non l’hai a diri tu o iddu ecc. non tocca a te o a lui ecc. comandar le feste.

Diri. s. m. L’atto di dire, ciò che si dice, modo di dire: dire.

Diricappitu. (Scob.) V. curiusu V. diliggenti.

Diricappu. modo avv. (Scob.) V. dacapu: diricapo (F. derechef.).

Dirìggiri. v. a. Indirizzare: dirigere. P. pass. diriggiutu e direttu: diretto, diritto.

Dirittizza. V. drittizza.

Dirittu. V. drittu.

Dirivari. V. derivari.

Dirricapitu. (Pasq.) V. diliggenti.

Dirricapu. V. dacapu.

Dirrimpettu. avv. In faccia: di rimpetto, dirimpetto.

Dirrinari. V. sdirrinari.

Dirrupari. V. A. (Salom. da Lentini) V. sdirrubbari.

Diruccari e Diroccari. v. a. Atterrare, rovinare: diroccare. || rifl. Precipitarsi da alto: diroccarsi. P. pass. diruccatu: diroccato.

Diruttamenti. avv. Fuor di misura, smoderatamente: dirottamente (Mort.)

Diruzzari. v. a. Levar di rozzezza, o abbozzar primamente un lavoro: dirozzare. || fig. Cominciar ad ammaestrare: dirozzare. || rifl. Cominciar a ingentilirsi: dirozzarsi. P. pass. diruzzatu: dirozzato.

Diruzzata. s. f. L’azione del dirozzare: dirozzata. (V. participiu).

Diruzzatedda. dim. di dirozzata: dirozzatina.

Diruzzaturi. verb. m. Che dirozza: dirozzatore –trice.

Disa. V. ddisa.

Disabbiggliè (in. Usato da chi crede inalzarsi e rimpulizzirsi infranciosandosi: esser in veste da camera, in guarnello, in abito dimesso (Ugolini).

Disabbitari. v. a. Disertare d’abitatori: disabitare. P. pass. disabbitatu: disabitato.

Disabbituari. v. a. Fare metter un’abitudine.

Disabbitùdini. s. f. Contrario d’abbitudini.

Disaccentari. v. a. Torre gli accenti: disaccentare. P. pass. disaccentatu: disaccentato.

Disaccustumanza. s. f. Mancanza d’uso, di costume: disusanza.

Disaccustumari. v. a. Lasciar d’usare: disusare. || Divezzare: disusare.

Disaccustumatu. P. pass. di disaccustumari: disusato. || Per malucriatu V.

Disadattamenti. avv. In modo disadatto: disadattamente (Rocca).

Disadattu. add. Non atto: disadatto.

Disadornu. add. Contrario d’adorno: disadorno.

Disaffiziunari. v. a. Levar l’affezione: disaffezionare. P. pass. disaffiziunatu: disaffezionato.

Disaggiari. v. a. Privar d’agio: disagiare. || rifl. Starsi a disagio: disagiarsi.

Disaggiatamenti. (D. B.) avv. Disagiosamente: disagiatamente.

Disaggiatu. P. pass. di disaggiari: disagiato. || Bisognoso, privo d’agi: disagiato.

Disaggiu. s. m. Scomodo: disagio.

Disaggiusu. add. Che ha o reca disagio: disagioso.

Disairari. V. disanimari (Mal.).

Disàjiru. (Vinci) V. disària.

Disalberari. v. a. Levar gli alberi di un bastimento: disalberare. P. pass. disalberatu: disalberato.

Disamàbbili. add. Contrario d’amabile: disamabile.

Disamari. v. intr. Restar d’amare: disamare. || Prov. amari e disamari nun è a cui lu voli fari: l’amar e il disamare non istà alla volontà. P. pass. disamatu: disamato.

Disamenu. add. Contrario d’ameno: disameno.

Disamurari. v. a. Contrario d’innamorare: disamorare.

Disamuratazzu. pegg. di disamuratu: disamorataccio.

Disamuratizzu. add. Alquanto disamorato.

Disamuratu. add. Da disamurari: disamorato. || Chi non ha affetto nè amore: disamorato, disamoroso. || Detto di commestibili, potabili ecc. scipito: insipido.

Disamuratuni. accr. Di molto disamorato.

Disamuri. s. m. Mancanza d’amore: disamore.

Disanimari. v. a. Tor l’animo, il coraggio: disanimare. || Prov. Perdersi d’animo: disanimarsi.

Disanimatu. add. Da disanimari: disanimato. || Privo d’anima: disanimato.

Disappassiunarisi. V. spassiunarisi.

Disapplicari. v. a. Contrario d’applicare: disapplicare. P. pass. disapplicatu: disapplicato.