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DUT — 339 — EBB

dottrina. || Prov. la dottrina ’ntral’ignobbili è argentu, ’ntra li nobbili è oru, e ’ntra li principi è petra preziusa, proverbio troppo ligio, quasi il grado desse lustro alla dottrina, non essa al grado.

Duttrinali. s. m. Libro che contiene insegnamenti: dottrinale. || Parte dottrinale d’un’opera: dottrinale. || add. V. dottrinali.

Duttrinazza. pegg. di dottrina: dottrinaccia. (crederei usabile).

Duttrinedda. dim. di dottrina in senso di libretto del catechismo.

Duttura. s. f. Donna che vuol fare la saputa: dottora.

Dutturali. add. Appartenente a dottore: dottorale.

Dutturandu. add. E anco usato s. Colui che è per addottorarsi: dottorando (Mort.).

Dutturari. V. addutturari.

Dutturatu. s. m. Grado e dignità del dottore: dottorato. || La funzione stessa del conferire il grado: dottorato.

Dutturazzu. s. m. pegg. di dottore: dottoraccio.

Duttureddu. dim. di dottore: dottorello, dottorino.

Dutturi. s. m. Colui che in una dottrina sia stato promosso al più alto grado di tal facoltà, al dottorato: dottore. || Maestro: dottore. || Assolutamente detto, s’intende il medico: dottore. || dutturi di salamanca, detto per dispregio agli sputatondo: bacalare, barbassoro. || dutturi scavigghiatu, dutturi di quattro a mazzu, – di ’na fogghia – di calaminnuni, per ischerno a dottore da nulla: dottor de’ miei stivali, dottorelluccio. || Prov. tutti vonnu fari li dutturi ’ntra lu bummulu, per pungere chi si picca di affettata saccenteria affastellando spropositi. || è megghiu essiri dottu ca dutturi, più la sostanza che l’apparenza: meglio vale esser dotto che dottore. || fari lu dutturi, ostentar dottrina, presumere: dottoreggiare. || tutti facemu lu dutturi ’ncasa d’autru: a chi consiglia non duol il capo. || dutturi d’un libbru sulu, chi non ha che una sola occupazione. || V. in asinu altro prov.

Dutturicchiu. vilif. di dottore: dottoricchio, dottoruccio.

Dutturissa. fem. di dottore: dottoressa. || Donna sacciuta e salamistra: dottoressa.

Dutturuni. s. m. accr. di dottore: dottorone.

Dutuna. s. f. accr. di dote: dotone.

Duumviratu. s. m. T. st. Dignità di duumviri: duumvirato.

Duùmviru. s. m. T. st. Uno de’ due magistrati che formavan un magistrato, una carica presso i Romani: duumviro.

Duva. V. duga.

Duvi. V. unni.

Duviri. v. intr. Esser obbligato a checchessia, esser necessario: dovere. || Esser obbligato di pagare: dovere. || In vece di, essere possibile, in modo induttivo p. e. lu divi aviri fattu Antoniu: lo deve aver fatto Antonio. || Restar tenuto ad alcuno: dover a uno. || duvirisi un beni a una persuna: doversi un bene a una persona. || duviri aviri, esser creditore: dover avere. || rifl. pass. Bisognare, esser conveniente, necessario: doversi. P. pass. duvutu: dovuto.

Duviri e Doviri. s. m. Il convenevole, il giusto, il necessario, l’obbligo: dovere. || teniri unu a duviri, farlo stare a segno: tener uno a dovere. || stari a duviri, star a segno: star a dovere. || ti sta a doviri! ti sta bene, te l’hai meritata, e si dice di cosa dannosa: ti sta il dovere. || i doviri, i complimenti, le cerimonie p. e. sono stato a far i miei doveri al Sig.... || Modo avv. a duviri, convenientemente: a dovere. || ’mpastari li duviri, conoscere per bene tutti i proprii doveri.

Duvirusamenti. avv. Secondo il dovere: doverosamente.

Duvirusu. add. Che è di dovere e convenevole: doveroso. || Complimentoso.

Duzi. V. dudici (Fr. douze). Così in Nicosia.

Duzzana. (Vinci) V. duzzina.

Duzzanatu. V. duzzinali.

Duzzina. s. f. Cose della medesima natura in numero di 12: dozzina. || di duzzina, si dice di cose di poco conto: da o di dozzina.

Duzzinali. add. Comunale, di mediocre condizione: dozzinale. || A modo di s. uomo senza pregio: dozzinale. || a la duzzinali, dozzinalmente: alla dozzinale. Sup. duzzinalissimu: dozzinalissimo. || avv. Dozzinalmente.

Duzzinalissimamenti. avv. sup. Dozzinalissimamente.

Duzzinalmenti. avv. Comunalmente, ordinariamente, mediocremente: dozzinalmente.

E

E. s. f. Quinta lettera dell’alfabeto, seconda delle vocali: e. || Congiunzione copulativa: e. E nell’incontro di altra vocale le si aggiunge una d: ed. || Maniera d’interrogare: e? || Coll’accento grave esprime la terza persona singolare presente dell’indicativo del verbo essere: è. Che il volgo pur dice: eni, paragoge usata anco dai Toscani: ene. || Sta in significanza di molte altre particelle, ancora, che, così, nondimeno, oltre a ciò, quando, ecco, allora ecc.: e. || Anco tra noi l’e coll’apostrofo e’ sta per la congiunzione e e l’art. pl. i, p. e. i cani e’ gatti: e, come usavano e usano gli scrittori italiani. || e’ accorciativo di eu o ieu: io. Eo ed e scrissero per io gli antichi scrittori italiani. || Per a li p. e. e’ manu l’haju: alle mani o in mano l’ho.

Ebbanista. v. scritturiaru.

Èbbanu. s. m. T. bot. Albero indiano e africano, il cui legno dentro è nero e fuori color del bossolo, pesante che non galleggia sull’acqua: ebano. Canna indica L.

Ebbirichitolla o Ettirichitolla. Voce senza significato in senso di allegrezza o simile.

Ebbràicu. add. Appartenente agli ebrei: ebraico.

Ebbraismu. s. m. Credenza, costumanza, modo di parlare degli ebrei: ebraismo.

Ebbreu. s. m. Chi segue la legge di Mosè: ebreo. || Si dice ad un usurajo, o a chi vende a caro prezzo: ebreo. || Per testardo. || Vale anco nemico