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nè sì cattivo paniere, che non s’adopri alla vendemmia. E vale anche, non può andar molto che il tristo paga il fio: ad ogni tristo il dì suo tristo. || fari o essiricci la festa di li morti, o finiri a festa di ciralli, esservi grand’arruffio, parapiglia; finir male. || Prov. pri cui è festa, pri cui è timpesta, così è la società, chi ride, chi piange, però si potrebbe cercare almeno di non aggravare questo male: per chi è festa, per chi è tempesta. || nun sempri dura la festa, il tempo non corre sempre a un modo, certi abusi scompariranno: ogni dì non è festa. || cu’ campa tuttu l’annu tutti li festi vidi, chi va per vita avrà agio da veder tutto. || cu sfraga la festa stenta lu lavuranti, è pei mestieranti che mangiano la domenica il guadagno della settimana: chi scialacqua la festa, stenta i giorni di lavoro. || fatta è la festa e si curriu lu paliu, tutto è finito: è finita la festa e corso il palio. || la festa si fa quannu veni, chi quannu si fa poi nun si fa beni, le cose debbono farsi secondo l’occasione: chi non fa la festa quando viene, non la fa poi bene. || essiri la festa di unu, cioè il giorno che la Chiesa festeggia il Santo del cui nome quel tale è chiamato: esser la festa di alcuno. || a festa, posto avv. A uso di festa, festerecciamente: a festa.

Festeggiamentu. s. m. Il festeggiare: festeggiamento.

Festeggiari. v. intr. Festare, far festa: festeggiare. || Solennizzare; render culto: festeggiare. P. pres. festeggianti: festeggiante. P. pass. festeggiatu: festeggiato.

Festività. s. f. Festa grande, solenne: festività.

Festivu. add. Di festa: festivo. || Dicesi delle cose che s’usano ad ornamento delle feste: festivo.

Festuni. V. fistuni.

Fetidamenti. avv. Con fetore: fetidamente (Mort.).

Fètidu. V. fitenti: fetido. Sup. fetidissimu: fetidissimo.

Fètiri. v. intr. Mandar puzzo, fetore: puzzare, sitare, fètere. || fetiri la vucca di latti, per dispregio, vale esser ragazzo. || fetiri lu coddu di sivu, star in pericolo di essere appiccato; correre rischio di affogar nel canape. E per sim. del sovrastare altrui qualche avversità. || nun ciaura e nun feti fig. dicesi di chi sta chetinino e tace: non fa nè motto nè totto. || comu feti pri un spicchiu feti pri una testa, fig., nel far male tanto è farne poco come molto: tanto è puzzar d’un aglio, quanto d’una resta. || Esser lurido, sozzo: lezzare. || fetiri una cosa, esser vecchia. E detto di cosa vendibile: abbandonare, riboccare, esservene la fiacca. || Prov. cui pri anciovi, cui pri tunnina tutti fitemu, signura cucina, nessuno è senza vizi: ognuno ha il suo impiccato all’uscio; o ogni casa ha cesso e fogna.

Fetu. s. m. Odor corrotto o spiacevole: puzzo. Se più: fetore. || Se vien da piaga, marcia ecc: puzza. || Se da cosa giacente in un luogo, riserrata: sito. || Se da sudiciume o che: lezzo. || finiri a fetu, detto di qualunque cosa finir male. || fetu d’appigghiu, fumo di cose untuoso onde ne vien fetore: leppo. || fetu d’ova cuvatizzi o scuvati: nidore, leppo. || (Mort.). Per la creatura formata nel ventre della madre: feto.

Fèu. V. fèudu. Forse dall’antico fio: feudo.

Feudali. add. di feudu: feudale.

Feudalìsimu. s. m. Il complesso degli effetti, usi, leggi che apportarono i feudi: feudalismo.

Feudalità. s. m. T. leg. Astratto di feudu, ricognizione prestata per ragion del feudo: feudalità.

Feudatàriu, s. m. Che ha feudo o in feudo: feudatario.

Fèudu. s. m. Dominio che concedevasi al vassallo: feudo. Oggi si usa per una vasta tenuta di terre. || Prov. nun cc’è feudu senza spina, e mancu riditati senza corna, non c’è podere senza spine, nè stirpe senza macula alcuna.

Fèutru. v. feltru.

Fezza. s. f. Parte più grassa e peggiore dei liquidi: feccia. || La peggior parte di checchessia: feccia. || – di l’omini: vile, canaglia. || Scremento, sterco e si usa in pl.: feccia.

'Ffacciari. Aferesi di affacciari V.

Ffu. ffu ffu damminni cchiù dicesi per far intendere che ognuno vuol essere pregato.

Ffuttutu. V. futtutu.

Fia. Voce indeclinabile nella frase: unu fia dui ecc.: un fia o via o vie ecc. || Per ficu V. (Aidone).

Fiaccamenti. avv. In modo fiacco: fiaccamente.

Fiaccata. V. fraccata.

Fiacchiceddu. V. fracculiddu.

Fiacchissimamenti. avv. sup. Fiacchissimamente.

Fiacchizza. s. f. Astratto di fiaccu, debolezza: fiacchezza. || fig. Difetto in ciò che appartiene alle cose della mente: fiacchezza.

Fiaccu. add. Fievole, stracco: fiacco. || Che ha poca efficacia: fiacco. Sup. fiacchissimu: fiacchissimo.

Fiàccula. s. f. Torcia, candela o fusto di pino acceso a far lume: fiaccola. || Chi porta lumi in qualche scienza, arte: luminare.

Fiacculidda. dim. Fiaccoletta, fiaccolina, facella.

Fiacculiddu. dim. di fiaccu: fiaccherello, fiacchetto.

Fiaccunazzu. pegg. di fiaccuni.

Fiaccuni. accr. di fiaccu: fiaccone. || Vile. || s. m. Lassezza, ritrosia al moto per debolezza di membra, l’operar lentamente: fiaccona.

Fiamma. s. f. La parte luminosa che esce dalle cose che ardono: fiamma. || Per fuoco semplicemente: fiamma. || Fuoco amoroso: fiamma. || Si suol dire a persona grandemente cara ed amata: fiamma. || In pl. T. mar. Quelle banderuole lunghe biforcute sulle antenne per segnale o per ornamento: fiamme. || Ardore che provasi dentro alle viscere cagionato da infermità: ardore, bruciore.

Fiammelli, Fiammetta. T. mar. V. in fiamma.

Fiammicedda. dim. Fiammella, fiammetta, fiammicella, fiammolina. || V. drappu a fiamma.

Fiammìferu. s. m. Stecchetto con in cima un preparato che strofinato accende: fiammifero, zolfino.

Fiammiggianti. add. Cha fiammeggia: fiammeggiante. || met. Rosseggiante: fiammeggiante.

Fiammiggiari. v. intr. ass. Ardere, convertirsi in fiamma: fiammeggiare. || v. a. Mandar fuori fuoco: fiammmeggiare. || Risplender a guisa di fiam-