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LAM | — 520 — | LAN |
lampa. || – a spiritu, quella accesa a spirito nelle machinette da caffè o altro: lumino a spirito. || Quel rigonfiamento che fa l’acqua piovendo o bollendo: gallòzzola, sonaglio, bolla. || E lampi chiamansi quei globetti, fatti con un bocciuolo intinto in acqua di sapone, soffiandovi dentro: bolle di sapone. || si lampa o stampa? si dice per garrire alcuno che stia come un sasso o si finga balordo. || lampa si dice per ischerzo dai beoni il bicchiere pieno di vino. Onde astutari la lampa, vuotar il bicchiere. || pagari la lampa, il pagare il diritto che si arroga il camorrista da’ più deboli.
Lampadàrio. s. m. Lumiera a più lumi: lampadàrio.
Lampanti. add. Risplendente: lampante. || Chiaro e di aperto significato onde si dice chiaru e lampanti: chiaro e lampante.
Lampantuni. add. Uomo dappoco, babbeo: lasagnone, moccicone, baggeo.
Lampari. v. a. Scagliare, lanciare con furia: scaraventare.
Lamparìgghia. s. f. Quella scatoletta di latta cilindrica che tiene l’olio e il lucignolo, la quale si mette dentro la lampana: lampanino. E quando è un bicchiere o altro vaso di vetro pieno di acqua con su l’olio dove galleggia il luminello acceso: làmpada.
Lamparu. s. m. Chi fa o vende lampane: lampanajo.
Lampazza. pegg. e accr. di lampa: lampadaccia. || Per schiaffo. Forse corrottamente dal Lat. alapa facendolo accr. || Per ischerno si dice a uomo scemo: baggèo.
Lampera, Lamperi. V. lampa. Il secondo è anco un titolo nella camorra delle carceri, cioè un grado inferiore al camorrista.
Lampiari. v. intr. Venire o apparire il lampo: lampeggiare. || Rilucere, splendere a guisa di lampo: lampeggiare, lampare. P. pass. lampiatu: lampeggiato.
Lampiata. s. f. Il lampeggiare: lampeggiamento, lampeggìo. || met. Indizio di prossimità di cosa che spiaccia: sentore.
Lampicedda. dim. di lampa: lampanino, lampanetta.
Lampiceddu. dim. di lampu.
Lampireddu, Lampiricchiu. V. lampicedda.
Lampirigghia. V. lamparigghia.
Lampirinu. V. lampicedda.
Lampiunaru. s. m. Colui che va accendendo i lampioni: lampionajo.
Lampiunazzu. accr. o pegg. di lampiuni: lampioncione (Guerrazzi), lampionaccio.
Lampiuneddu. dim. di lampiuni: lampioncino. || T. bot. Pianta di seme nero, che fa tra il grano: nigella. Nigella damascena L.
Lampiuni. s. m. Lume che rischiara le strade: lampione. || Lume messo ai lati del cocchiere nelle carrozze: lampione. || – di carta: lanternone. || È voce di scherno per riprendere alcuno che ti stia ritto innanzi, senza far nulla. || essiri a lampiuni. V. a lanterna. || lampiuni, per pozza di acqua V. specchiu, onde rumpiri un lampiuni V. rumpiri un specchiu ivi.
Lampreda. s. m. T. zool. Pesce di mare colla testa grigia bruna; occhi rotondi; pupilla nera entro iride gialla: lampreda. Petromyzon marinus L.
Lampu. s. m. Luce che risplende fra le nubi nella esplosione elettrica: lampo, baleno. || Splendore che vi somigli: lampo. || fari vidiri lu lampu cu tuttu lu tronu, avvertire e minacciar insieme o più: far lo scoppio e il baleno. || doppu lu lampu veni lu tronu, dopo la minaccia siegue il castigo. || Momentanea apparenza di checchessia: lampo.
Lampunazzu. s. m. Uomo vile, cagliostro e mangione: arlotto.
Lampuni. V. pappuni.
Lampuzza. s. f. Quel globetto che fa l’aria passando per qualche liquido, o quel sonaglio che fa nell’acqua la piova: gallòzzola, gallozzolina, bollicina.
Lamuzza. dim. di lama.
Lana. s. f. Pelo della pecora e del montone: lana. || Modo prov. quantu lana e linu, assai. || quistiunari di lana caprina, di cose inutili: disputar della lana caprina, o dell’ombra dell’asino. || è megghiu dari la lana chi la pecura, e met. si dice delle malattie, meglio la pelle che le budelle: è meglio dar la lana che la pecora. || bona lana, ironicamente a uom tristo: buona lana o lana fina. || cugghirisi li lani: far fagotto, andar via. || aviri pri la lana, tener in potere.
Lanaloru. s. m. Artefice di lana: lanajuolo, battilano.
Lanapìnula. s. f. T. zool. Verme che ha le valvole fragili, e il margine superiore aperto: pinna.
Lanata. s. f. Tutta la lana d’una pecora allorchè è separata dalla pelle: boldrone. || Grossa scopa o pennello con cui si dà la pece o sego a’ commenti o al fondo della nave, e per ispalmar il pattume quando si dà la carena: lanata o lanata da calafato (Zan. Voc. Met.).
Lanatu. add. Lanuto, lanoso: lanato.
Lanazza. pegg. e accr. di lana. || V. lanazzu.
Lanazzu. s. m. Cimatura, tosatura di pelo di panni che serve a riempire basti o che: borra.
Lancedda. s. f. Vaso di terra cotta: brocca, mezzina. || Quei piattelli che stanno nelle bilance: lance, coppe. (Si dice bilance dalle due lance, onde il nostro vocabolo lancedda ne parrebbe un dim. di detta lancia).
Lanceri. s. m. Soldato armato di lancia: lanciere.
Lancetta. s. f. Quel ferro che detta lancia segna le ore nell’orologio: lancetta.
Lanchè. s. m. Tela di color giallastro, da Nankin città della China: anchina.
Lància. s. f. Arma in asta: lància. || T. mar. Barchetta al servizio delle navi grosse: lància. || essiri lancia di unu, o lancia spizzata, cagnotto, satellite: esser lancia d’alcuno, o lancia spezzata d’alcuno.
Lanciari. v. a. Scagliare: lanciare. || fig. Mandare una citazione ecc.
Lanciaru. s. m. Artefice di lance: lanciajo.
Lanciata. s. f. Colpo di lancia: lanciata.
Lanciazza. pegg. e accr. di lancia, arme: lancione.