Pagina:Antonino Traina - Nuovo vocabolario siciliano-italiano.pdf/558

Da Wikisource.
LIT — 540 — LIV


Litticeddu. dim. di lettu: letticello, lettuccio, lettuccino. || – pri l’armali: impagliacciata.

Littichedda. dim. di littica: lettighetta, lettighina.

Litticheri. s. m. Conduttore di lettiga: lettighiere.

Littinu. dim. di lettu: lettino.

Lìttira. V. littra.

Littiratura. V. letteratura.

Littirazza. pegg. di littira: lettieraccia.

Littiredda. dim. di littira.

Littirinu. s. m. Palco nelle chiese, ove cantano i musici, o sta l’organo, o s’affacciano persone per vedere e non esser vedute: coretto (in Firenze), cantorìa, tribuna (Fr. letterin).

Littorali. V. litturali.

Littra. s. f. Carattere dell’alfabeto: lèttera, e per sincope lettra (Tasso). || Parola: lettera. || Quella scrittura che si manda agli assenti per ragguagli: lettera. || In pl. letteratura, dottrina: lettere. || I caratteri di cui si servono gli stampatori: lettera. || littra orva, anonima: lettera cieca. || – di cammiu, che ordina il pagamento di danaro, che si dà a cambio: lettera di cambio. || – duminicali, quella che nei calendarî ecc. indica il giorno di domenica: lettera domenicale. || – di focu, lettera minacciosa, veemente, di rabbuffo. || sapiri di littra, saper leggere: aver lettera. || a littri di scatola, chiaramente, senza rispetti in modo che ognuno la intenda: a lettere di scatola o d’appigionasi. || littra morta, di cosa che non ha più effetto: lettera morta. || Prov. littra fatta, curreri aspetta, è meglio prepararsi avanti in tutte le occorrenze: lettera fatta, fante aspetta.

Littrazza. pegg. di littra: letteraccia.

Littricedda. dim. di littra: letterina.

Littricutu. Voce di scherzo per dire letterato: letteruto.

Littriggiarisi. V. cartiggiarisi.

Littrìggiu. V. carteggiu.

Littrizzàrisi. V. elettrizzarisi.

Littruna. accr. di littra: letterona, letterone.

Littruzza. dim. di littra: letteruccia.

Litturali. s. m. Il lido, la spiaggia d’un paese: litorale.

Litturali. add. di lito: litorale, littorale.

Littureddu. V. lettureddu.

Litturicchiu. V. letturicchiu.

Littazzu. dim. di lettu: lettuccio, lettuzzo.

Litu. V. lidu.

Liunatu. V. alliunatu.

Liunazzu. pegg. di liuni: leonaccio.

Liuncinu. dim. di liuni: leoncino. || Pelle somigliante quella del leone.

Liuneddu. dim. di liuni: leoncello, lioncello.

Liuni. s. m. T. zool. Fiera fortissima: leone, lione. Felis leo L. || fig. Uomo potente: lione. || E anche: sanissimo. || Prov. quannu lu liuni è mortu li lepri ci satanu di supra, quando il forte non può più, i vili l’offendono: quando il leone è morto le lepri gli saltano addosso.

Liuninu. add. Di leone: leonino. || Aggiunto di certi versi latini de’ bassi secoli finienti nella stessa rima del precedente, o tale che ha due rime, nel mezzo ed in fine: leonino.

Liuniscu. add. Da leone: leonesco.

Liunissa. La femmina del leone: leonessa.

Liupardu. V. leopardu.

Liustru. V. ligustru.

Liutaru. s. m. Facitore di liuti: liutajo.

Liutazzu. pegg. di liutu: liutessa.

Liuteddu. dim. di liutu.

Liutu. s. m. T. mus. Strumento a 24 corde, simile alla chitarra: liuto.

Livabbili. add. Che può levarsi: levabile.

Livamentu. s. m. Il levare: levamento.

Livantari. V. allivantari. || V. anco arrulari.

Livantata. s. f. Tempesta da levante.

Livanti. s. m. La parte d’onde spunta il sole: levante. || Vento che spira da là: levante . || Regioni che rispetto a noi giacciono verso levante: levante. || Prov. livanti a li tanti, che esprime non voler soffiare sempre il levante. || cu’ pigghia pri livanti, e cu’ pri punenti, si dice quando due si dividono e son opposti d’idee, d’interessi o materialmente vanno in parti opposte.

Livantina. s. f. Tessuto di seta venuto da Levante: levantina.

Livantinu. add. Del Levante: levantino. || Di persona che facilmente si leva in ira: levantino.

Livari. v. a. Mandar via: levare. || Tor via: levare. || Cavare. || Per portare, arrecare. || Andar a pigliare uno per condurlo in un luogo: levare. || rifl. a. Uscir di letto: levarsi. || Partirsi: levarsi. || Nascere o apparire del sole ecc.: levarsi. || Soffiar i venti: levarsi. || intr. Detto di cavallo, quando alza troppo il piede nell’andare: alzare. || Per finire, cessare: smettere, tralasciare. || Detto di arme a fuoco: sparare. || Di bilancia, esser capace di portare. E detto di naviglio o di bestie, potersi caricare, poter portare tanto: levare. || nun lu putiri livari, non poterlo finire p. e. un piattu accussì nun si può livari, non si può mangiar tutto ec. || livari unu di ’mmenzu, di davanzi, ucciderlo: levar di terra, del mondo. || livarisi unu d’avanti o di davanzi, scacciarlo dalla sua presenza: levarsi alcuno d’innanzi. || livari di ’mmucca ’na cosa, fig., dire ciò che altri voleva o stava per dire: torre di bocca. || E livarisi di ’mmucca, dividere con altri l’alimento, dare del suo ad alcuno: cavarsi di bocca una cosa. || livari l’oceddu, la lebbri, ecc, scoprirla, far alzare al volo la caccia volatile, fare sbucar gli animali terrestri: levar la starna, la lepre ecc., metter a leva. || – chimera o di chimera, insuperbirsi: levar il capo. || – di pedi, stornare, sviare, || E livari ad unu di pedi ’na cosa, dissuadernelo: cavargli di capo una cosa. || livari manu, finire, terminare, lasciare di fare. || livarisi di li paroli d’unu, lasciarsi persuadere. || livari lu lettu, sfornir il letto e rammontare le materasse: abballinar il letto, disfarlo. || – lu viscu: spaniare. || – la tavula: sparecchiare. || – di miseria, provvedere alla povertà di alcuno: levar di bisogno, di miseria. || – di l’amicizia, di la passioni, far sì che la lasci: levar uno da un’amicizia, da una passione. || livarisi ’na cosa d’in testa, non ci pensar più: levarsene la fantasia del capo, o levarsene dal pensiero, smettere l’i-