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fetto: mancamento. || Diminuzione, scemamento: mancamento. || Prov. quannu tu d’autru senti mancamenti, chiuditi la lingua ntra li denti, quando senti sparlar altrui, taci.

Mancamintari. (Rocca) V. mancari. || V. smagriri.

Mancamintariu. V. mancaturi.

Mancanteddu. dim. di mancanti.

Mancanti. add. Che manca, che vien meno: mancante. Sup. mancantissimu.

Mancantuni. accr. di mancanti.

Mancanza. s. f. Il mancare mancamento: mancanza. || Errore: mancanza. || Colpa, fallo: mancanza. || nun dicennu mancanza, si dice quando citati i meriti di alcuno non si vogliono oscurare quelli di colui a cui si parla: non offendendo i meriti, non esclusa lei ecc.

Mancanzedda. dim. di mancanza: mancanzuola.

Mancanzuna. accr. di mancanza.

Mancari. v. intr. ass. Non esserci, o non esserci a sufficienza checchessia: mancare. || Venir meno, diminuir a grado a grado: mancare. || Fallare, non avvenire: mancare. || Restar di fare, desistere: mancare. || Difettare, far mancamento: mancare. || T. tipog. Il non fare i caratteri debita impressione: mancare. || mancari di parola, di fidi, non tener la parola, la fede: mancar di parola, di fede. || sintirisi mancari, sentirsi venir meno: venirsi meno. || mancari pocu o di pocu o di nenti, esser vicino a seguir la tal cosa: mancar poco, esser lì lì per..., esser a un pelo. || pri mia nun manca, non son cagione io... non è colpa mia ecc.: da me non manca. || nun mancari per unu, aver cooperato e fatto di tutto. || Prov. unni manca Diu cuverna: Dio ragguaglia il tutto. P. pass. mancatu: mancato.

Mancata. (Damiano) V. mancamentu.

Mancatariu. V. mancatureri.

Mancatura. V. mancamentu. (A. V. ital. mancatura per difetto ecc.) || V. ammancatura.

Mancatureri. add. Mancator di fede.

Mancaturi –tura –trici. verb. Chi o che manca: mancatore –trice. || Prov. cu’ tarda e nun manca nun si chiama mancaturi, è chiaro, meglio tardi che mai.

Manchèvuli. add. Che manca, che ha difetto, manchèvole.

Manchivulizza. s. f. Qualità di ciò che è manchevole: manchevolezza.

Mància. s. f. Quel che si dà dal superiore all’inferiore nelle solennità o nelle allegrezze: mància || Dono fatto a chicchessia anco uguale in segno di amorevolezza e di satisfazione: mància. || Provvisione necessaria al vivere: vitto.

Manciabbili. add. Buono a mangiarsi: mangiabile.

Manciacasali. V. schirpiuni.

Manciacìa, Manciacina. V. manciaciumi.

Manciaciumazza. pegg. di manciaciumi.

Manciaciumedda. dim. di manciaciumi.

Manciaciumi, Manciaciuni. s. f. Quel solleticamento che si produce sui nervi della cute; pizzicore, rosa (o stretto ed s aspra); se è più forte: prudore, prurito, frizzìo. (Fr. demangeaison).

Manciaciuniari. v. intr. Produrre pizzicore, prudore sulla cute: pizzicare, prùdere.

Manciafrancu. s. m. Disutile, buon a nulla altro che a mangiare: mangiapane, bastracone.

Manciamentu. s. m. Il mangiare: mangiamento. || Profitto illecito di chi amministra le altrui sostanze: mangerìa. || Voglia di trastullarsi, di beffare e darsi buon tempo, alle spalle anco altrui: ruzzo, prurito.

Manciami-manciami. Si dice di cosa buona che attragga, che quasi inviti ad esser mangiata; ed anche di altre cose non da mangiarsi: mangiami-mangiami (Giorn. Unità della lingua).

Manciamintusu. add. Che gli piace ruzzare, burlare: ruzzone, burlone, celione (a Firenze).

Manciammàtula. V. manciafrancu.

Mancianti. V. manciaturi (Rocca).

Mancianza. s. f. Sostanza di color giallo che cavano le pecchie da’ fiori, per loro pasto: mangime. || Certi insetti marini, che avventandosi sopra i pesci li divorano.

Manciapilu. s. m. Sorta di verme: mangiapelo (Perez).

Manciareddu. dim. di manciari (s.): mangiaretto, desinarino, desinaretto (Fanf. Voci ecc. d. parlar fior.).

Manciari. v. a. Pigliar il cibo in bocca, masticarlo e mandarlo nello stomaco: mangiare. || Per estensione, dicesi di cose inanimate che consumino checchessia: mangiare. || fig. Consumare togliendo altrui le facoltà: mangiare. || intr. Del mordicare che fa la rogna o checchessia alla cute: pizzicare, prudere. Onde mi mancia: mi pizzica. || rifl. Mangiarsi. || Corrodersi, rodersi: mangiarsi l’anima. || chi haju manciatu c’haju a biviri? che ho goduto perchè paghi? || manciarisi ad unu, sopraffarlo con bravate, angherìe: mangiarsi uno. Similmente; manciarisillu vivu o ’ntra li robbi: mangiar vivo uno, rimangiarlo, mangiarsi uno come pane, strapazzarlo con gridate rabbiose ecc. || manciarisi ad unu cull’occhi, guardar fisamente alcuno con affetto sensuale o disordinato: mangiarsi uno cogli occhi. || manciari a crepa panza, o quanto un lupu, o a scotula pettu, moltissimo: mangiare a crepapelle, a crepa corpo, o quanto un lupo. || ntrall’aria, poco e in fretta: mangiar in pugno. || cu la testa ’nta lu saccuni o nta lu saccu o a sonu di campanedda, senza darsi briga al mondo: mangiar col capo nel sacco, o a bertolotto. || Si dice nelle imprecazioni p. e. lu cancaru o la pesta chi ti mancia: canchero ti mangi ecc. || essiri di manciari e di spremiri, di persona abile e destra a ogni cosa: esser da bosco e da riviera. || manciarisi li paroli, non pronunziarle intere: mangiare le parole ecc. || – lu cottu e lu crudu, mandar interamente male il suo avere: rifinir d’ogni bene. || manciari beni o mali, cibarsi di buoni o cattivi cibi: mangiar bene o male. || manciaricci li manu, aver voglia di menar le mani: prudere, pizzicar le mani. || Val anche, aver voglia di ruzzare, che si dice pure, manciaricci lu culu. || manciarisi, detto di colore, perdersi: mangiarsi il colore. || manciaricci supra o cu ’na cosa, guadagnarvi, viverci. Nel senso di lucro disonesto: