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PAT — 709 — PAT


Paternostru. s. m. Una delle orazioni cristiane: paternostro. || Pallottolina maggiore della corona del rosario: paternostro. || Que’ nove tocchi di campana che suonan all’alba. || Pallottole di legno, infilate separatamente in ciascuna delle due o tre corde della trozza, coll’alternata interposizione di scolette: paternostri, bertocci. || arruzzulari paternostri, far mostra di dire molti paternostri: spaternostrare. || paternostri di beatu e ugna di gattu, son cose potenti, curioso paragone! || diri giusti li paternostri, narrar esattamente, dire bene: accusar o confessar la ronfa giusta.

Paternu. add. Di o da padre: paterno. || avv. Paternamente.

Pateticamenti. avv. In modo patetico: pateticamente.

Pateticu. add. Pieno di affetti, atto a muovere gli affetti, e anco melanconico: patètico. || Lezioso, pieno di smancerie: smanceroso. || avv. Pateticamente.

Patibbili, Pattìbbuli. add. Passibile: patibile. || Soffribile.

Patibbolu. s. m. Croce, forche e altri simili strumenti dove altri patisce morte: patìbolo.

Patiddaru. s. m. Pescatore o venditore di patelle. || Per pignatiddaru V.

Patidduzza. dim. di patedda.

Patidduzzi. s. m. T. bot. Sorta d’erba: androsace.

Patimentu. s. m. Il patire: patimento.

Patimintuzzu. dim. di patimentu.

Pàtina, s. f. Inverniciatura, orpello; quel velamento che il tempo fa sulle medaglie, pitture ecc.: pàtina. || Quella lamina di stagno che aderisce a una faccia del cristallo a formar lo specchio: foglia.

Patinnostru, Patinostru. V. paternostru.

Patintatu. V. patentatu.

Patìri e Pàtiri. v. intr. Soggiacere all’operazione, ricevere l’operar dell’agente: patìre. || Sopportare, comportare: patire. || Provar afflizione e dolore, o molestia: patire. || Dicesi anco delle cose inanimate che ricevano danno: patire; p. e. il muro ha patito, quella carne a tenerla lì patisce. || Tollerare, lasciar correre: patire. || patiri di stomacu, ecc., esser sottomesso a tal malattia: patire di stomaco. || patiri d’una cosa, averne carestia: patir di una cosa. || patiri ’ntra ’na cosa, vederla difforme, dalle sue idee e provarne rincrescimento: patire. || patiri duluri, fami, siti ecc., esserne afflitto: patir dolore, fame, sete. || patiri la pena d’una cosa, soffrir il danno che ne proviene: patir le pene di checchessia. || Prov. cu’ nun patisci non gudisci, dallo alternamento, dal paragone, spicca più il godimento o patimento. || doppu lu patiri veni lu gudiri: dopo il cattivo ne viene il buono. || megghiu patiri unu sulu, ca fari patiri ad autru: è meglio dir poveretto me, che poveretti noi.

Patiri. s. m. Il patire, patimento: patire.

Patirnostru. V. paternostru.

Patiteddu. dim. di patitu.

Patitissimu. sup. di patitu.

Patitu. s. m. Calzare simile alla pianella, ma colla pianta di legno intaccata nel mezzo della parte che posa in terra: zòccolo.

Patitu. V. patutu.

Patofadda. s. f. (Spat.) Sorta di erba.

Patrastru. V. patrignu (Sp. padrastro).

Patrazzu. pegg. di patri: babbaccio. || A religioso o prete poco venerando.

Patri. s. m. Chi ha figliuoli: padre, babbo (A. V. ital. patre). || Titolo dato ai preti o religiosi claustrali: padre. || – spirituali, confessore, direttore spirituale: padre spirituale. || santu patri, così alcuni chiaman il papa: santo padre. Per antonomasia si dice a S. Francesco di Paola. E in pl. ai dottori della chiesa e antichi scrittori sacri: padri. || La prima persona della Trinità: padre. || patri scricchia, per isfregio si dice di un chercuto non venerabile. || pigghiarisilla macari cu so patri, non aver riguardo con alcuno. || nzignari lu patri a fari figghi, insegnar cose a chi ha dato prove di saperle fare: insegnar notare ai pesci. || essiri figghiu di so patri, essere simile al padre. || patri mio, detto per affetto: padre mio! E talora si dice per riverenza a vecchio canuto: padre. || Prov. patri tristu, figghiu peju, salvo le eccezioni: qual padre tal il figlio. || ’ntra patri e figghiu nun t’immiscari, poichè poi si rappaciano e chi ha sposato alcuna delle parti vi sta male: tra carne e unghia, non sia uomo che vi pugna. || lu patri chi havi troppu rrobba fa lu figghiu senza virtù, il fa crescere o superbo o pigro ecc. || un patri campa centu figghi e centu figghi nun ponnu campari un patri: basta un padre a governare cento figliuoli, e cento figliuoli non bastano a governar un padre. || Diu ’n celu e patri ’n terra, il padre dev’essere adorato appresso Dio. || tintu ddu patri chi nun è timutu: guai a quella casa dove la famiglia non si accorda, quando il padre resta in non cale, la famiglia rovina.

Pàtria. s. f. Luogo dove si nasce, o si trae origine: patria. || a cara patria, si dice di modo o altro usato all’antica: cosa che costumava nell’uno.

Patriarca. s. m. Uno de’ primi padri: patriarca. || Dignità ecclesiastica superiore al vescovo: patriarca. || Si dice anco ai primi istitutori degli ordini religiosi: patriarca. || Per ischerzo si dice per aggrandire la qualità di alcuno nel suo genere. || Per lumincella V.

Patriarcali. add. Di o da patriarca: patriarcale. || a la patriarcali, posto avv., patriarcalmente.

Patriarcatu. s. m. Titolo di giurisdizione del patriarca: patriarcato.

Patriarchìa. s. f. Residenza del patriarca: patriarchia.

Patriari. v. a. Essere simile al padre nei costumi, nelle forme ecc.: padreggiare, patrizzare.

Patricida. V. parricida.

Patrilanuzza. V. lanuzza.

Patrimoniali. add. Di patrimonio: patrimoniale.

Patrimoniu. s. m. Beni pervenuti per eredità dai genitori: patrimonio. || Ogni sorta di beni venuti da antenati: patrimonio. || Per estensione, beni proprî di altre persone, e per sim.