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RAP — 802 — RAS


voce o il luogo di un altro, p. e. egli rappresenta un tale. || rifl. a. Rappresentarsi. P. pass. rappresentatu: rappresentato.

Rapprisintata. s. f. L’azione del rappresentare: rappresentamento.

Rapprisintatina. V. rapprisintata. || V. anco rapprisintazzioni.

Rapprisintativa. s. f. Il talento e l’efficacia del rappresentare: rappresentativa (Mort.).

Rapprisintativu. add. Atto a rappresentare: rappresentativo.

Rapprisintazzioni. s. f. Il rappresentare: rappresentazione. || Il rappresentare in teatro, e la cosa che si rappresenta: rappresentazione.

Rapprisintazziunedda. dim. di rapprisintazzioni: rappresentazioncella.

Rappu. V. rappa.

Rappucciamentu. V. raciuppamentu.

Rappucciari. V. raciuppari.

Rappucciaturi. verb. m. Racimolatore.

Rappugghia. s. f. Il grappolo da cui siano stati spiccati i chicchi dell’uva: graspo.

Rappugghiedda. dim. di rappugghia: graspellino.

Rappuna, Rappuni. accr. di rappa: grappolone.

Rappurtari. v. a. Riferire, riportare: rapportare. P. pass. rappurtatu: rapportato.

Rappuzza. dim. e vezz. di rappa: grappolino.

Rapucciari. V. raciuppari.

Rapudda. s. f. T. bot. Erba: cardoncello maggiore, fior di S. Giacomo. Senecio jacobea L.

Raputu. P. pass. di rapiri: rapito.

Raramenti. avv. Di raru: raramente, radamente.

Rarari. V. varari.

Rari. V. dari.

Ràrica. V. radica.

Rarifari. v. a. Far divenir raro, indurre rarefazione: rarefare. P. pass. rarefattu: rarefatto.

Rarifazzioni. s. f. L’atto per cui un corpo si dilata, il rarefare o rarefarsi, e lo stato di ciò che è rarefatto: rarefazione.

Rarissimamenti. avv. sup. Rarissimamente.

Rarità, Raritati. s. f. Scarsezza, poco numero: rarità, raritade, raritate. || Cosa rara: rarità.

Rarizza. s. f. Rarità: rarezza.

Rarozzu. add. Alquanto raro.

Rarreri. V. darreri.

Raru. add. Che non è sovente: raro. || Non fitto: rado. || Prov. raru comu li corvi bianchi: raro come i can gialli o le mosche bianche. || li così rari sempri su cchiù cari: le cose rare sono più care. Sup. rarissimu: rarissimo in ambo i sensi. || Per dadu V. (Pitrè Canti pop. Sicil.).

Raru. avv. Raramente, di rado: raro.

Rasa. s. f. Piccolo bastone ad uso di levar il colmo alle misure di capacità per gli aridi: rasiera. || passari la rasa a tutti, non aver riguardo ad alcuno: non risparmiarla ad alcuno. || Il radere: rasura || add. acqua rasa, fluido resinoso ricavato da certi pini: acqua di ragia.

Rasari. V. arrasari. || T. capp. Tagliare rasente la pelle il pelo che si vuole feltrare; o ripulire del carniccio le lane, o i peli della vigogna o del cammello: accappare (Zan. Voc. Met.).

Rasatura. s. f. Rottami di pietre che servono per rendere uguale il piano della grossezza del muro: scheggioni.

Rasaturi. V. rasa.

Rascaddusu. V. rascusu.

Rascagnari. v. a. Far de’ guadagnetti: guadagnucchiare (Biundi).

Rascagnatu. add. Così chiamarono un tempo i mercanti una qualità di velluto di superficie ronchiosa.

Rascagnusu. V. rascusu. || V. facci di trippa.

Rascari. V. arrascari e seg.

Rascatigna. Così a Trapani ciò che in Palermo dicesi tirantula V.

Rascaturi. s. m. Arnese con cui si raschia la scrittura da sulla carta: grattino, raschietto.

Rascia. V. grascia. || Crosta che fa il vino dentro alla botte: gromma. || – niura: catrame.

Raschiceddu. dim. di rascu.

Raschigghia. s. f. Vivanda di pasta manipolata con grande squisitezza e delicatezza. || pasta di raschigghi, è meno densa e serve per avvolgervi entro altre cose da friggersi (da rascu per sim.)

Ràsciri. V. murmuriari e incuitarisi. (Forse dal Lat. irasci: sdegnarsi). || Sta anco per scusari V. || E per arrinesciri.

Rascogni. s. m. T. bot. Spezie di pianta.

Rascu. s. m. La parte più sostanziosa, e più fine del latte: panna. (Forse da rascari; essendo la panna il fiore che quasi sia raschiato dalla superficie del latte; è una mia vaga idea e nient’altro).

Rascuneddu. dim. di rascuni: graffiaturina.

Rascuni. s. m. Lo straccio che fa il graffiare: graffiatura, sberleffe. || V. arrascatura.

Rascuseddu. dim. di rascusu: scabrosetto.

Rascusitati. s. f. Qualità di ciò che è scabro: scabrosità.

Rascusu. add. Ruvido, scabro: scabroso. || Dicesi di quelle vivande fritte in olio cattivo o burro rancido che fanno ràncico alla gola. Sup. rascusissimu: scabrosissimo.

Rasenti. V. radenti.

Rasimigghiu. V. rassimigghiu.

Rasintari. v. a. Accostarsi, in passando, tanto a una cosa che quasi la si tocchi: rasentare. P. pass. rasintatu: rasentato.

Rasinu. s. m. Raso più fine dell’ordinario.

Rasizzu. add. T. mar. Di bastimento, nel quale il piano posato de’ madieri è retto, e senza acculamento alle sue estremità: piatto (add.) (Pitrè).

Ràsola. V. ràsula.

Rasolu. s. m. Arnese da radere il pelo: rasojo. || armatu o priparatu a rasolu, modo prov., che vale nel miglior modo possibile, a tutta prova. || V. in sfirruzza un modo prov.

Raspa. s. f. Spezie di lima che serve a raffinare i lavori in legno, in marmo ecc.: raspa. || Quella che in una faccia, l’inferiore, ha un sol online di solchi, e l’adoperano gli stagnai, i legnajuoli: scuffina. || – di tagghiu, così chiamano i pettinagnoli, ciò che da altri artieri si chiamerebbe coltello a petto: parò, parone (Car. Voc. Met,). || – di maidda, arnese,