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na cosa. || farisi scala, fig. condursi ad alcuna cosa per via di un’altra: farsi scala. || a scala, posto avv., gradatamente: a scala. || a menza scala, a metà della scala, ovvero in un piano di casa medio fra il superiore e l’inferiore: al mezzanino. || Prov. pri nun pagari un granu a lu varveri si fa fari la testa scali scali, si dice di uno spilorcio che per un quattrino lascia rovinare checchessia. || unni cci arriva nun cci metti scala, dicesi di chi si scalmana a far tutto, o che non lascia cosa intentata per operare, per cercare di fare.

Scalambru. (Vinci) V. scalambruni.

Scalambruni. V. cardùbbulu: scalabrone || Ozioso, scioperato: bighellone.

Scalandrunata. s. f. Ordine di scalandruni V.

Scalandruneddu. dim. di scalandruni.

Scalandruni. s. m. Trave rotonda, segata in due pel lungo, serve per farne scale a piuoli (O dalla radice scala, o dal Gr. καλινδεω: volgo, quasi dire cilindro).

Scalamentu. s. m. Calamento. || Digradamento.

Scalari. v. a. Scemare di prezzo: calare, rinviliare, invilire (Giuliani). || Scemare, venire in declinazione, mancare: calare. || Diminuire: calare. || att. e intr. Scendere di grado in grado, scemar a grado a grado: digradare (intr.) || Decrescere. || met. Peggiorare: digradare || Il diminuirsi o scorciare degli spazi ecc.: digradare. || Salir sulle mura assediate con scale: scalare. P. pass. scalatu: scalata.

Scalata. s. f. L’azione del calare, del digradare: calata, digradata. || Lo scalare: scalata.

Scalaturi. verb. m. Che sale o monta con iscala: scalatore.

Scalazza. pegg. di scala: scalaccia.

Scalcagnari. V. scarcagnari.

Scaldinu. s. m. Arnese da scaldare: scaldino. || Quello delle signore, di metallo con coperchio traforato: cassetta.

Scalembru, Scalerciu. V. sguinciu.

Scaleri. s. m. Tallo di cardone. || Ordine di gradini avanti a chiese ecc.: scaliere.

Scaletta. dim. di scala: scaletta. || T. oriol. Quel pezzo dell’oriuolo a ripetizione che si spigne col pulsante e si ritira col cordone: scaletta. || Quel bastone sopra il quale si regge, e si dimena lo staccio nella madia, quando si staccia: cernitojo. || Quella specie di scala a due o tre montate, per salire in carrozza, la quale si ripiega poi su di sè: predellino. || E quella fissa a guisa di staffa a una sola montata, parimenti per salire in vettura: montatore, staffone. || T. torn. Regolo di legno, a sinistra del tornitore, in cui sono intagliate, le une accanto alle altre, profonde tacche o denti, in alcuno dei quali imbocca lo spigolo dell’appoggiatojo (Barra) a convenienti distanze angolari: scaletta. || Per antitilaru V. || Arnese usato in carnevale per porgere checchessia in distanza; è formato da una serie di regoli a X mobili. || frutti a scaletta, lo scemar dei frutti d’un capitale, via via che scema il capitale a cui quei frutti corrispondono: frutti a scaletta.

Scalfambru. s. m. Corpo qualunque a forma di scarpa. In S. Giovanni di Cammarata (Verdone).

Scalfari. V. scarfari e seg.

Scaliamentu. s. m. Il razzolare: razzolata, razzolìo. || Il frugare: frugamento.

Scaliari. v. a. Il raspar che fanno i polli in terra per cercar cibo: razzolare. || Leggermente zappare. || Per sim. frugare, cercare con curiosità: razzolare. || V. arrimiscari. (O dal Gr. σκαλλω: scavo, gratto colle unghia, o scorciato da scavuliari). P. pass. scaliatu: razzolato.

Scaliata. s. f. L’azione del razzolare: razzolata.

Scaliatedda. dim. Razzolatina.

Scaliatina. Lo stesso che scaliata e non dim. bensì sa più del freq.: razzolìo.

Scalicedda, Scalidda. dim. di scala: scalina. || Una scala di legno manevole di pochi gradini che si regge da sè nella propria base: scalèo.

Scalimmìri. V. muganazzi.

Scalinu. V. scaluni e derivati.

Scalmaria. V. calma.

Scalmu. V. caluri (Vi è in ital. scalmarsi per riscaldarsi, ond’ecco origine analoga). || V. scarmu.

Scalmusu. V. calurusu.

Scalogna. s. f. T. bot. Spezie di cipolla che nasce a certi tempi, ha i fiori porporini, ed è buona a mangiarsi: scalogno. Allium ascalonium L. || In pl. i germogli che mettono le cipolle.

Scalora. Più comune che indivia V. || Per cicoria. V. Sp. escarola, e in ital. anco scariola, scheruola. (Fanf. Voc. d. u. Tosc. ha anco scarola).

Scaltramenti. avv. In modo scaltro: scaltramente.

Scaltriri. v. a. Di rozzo e inesperto far altrui astuto sagace: scaltrire. P. pass. scaltrutu: scaltrito.

Scaltrizza. s. f. Accortezza, sagacità: scaltrezza.

Scaltru. add. Che ha scaltrezza: scaltro. Sup. scaltrissimu: scaltrissimo.

Scaltruliddu. dim. di scaltru.

Scaltruni. accr. di scaltru.

Scalu. s. m. Scemamento di prezzo: scemo, rinvilio. V. discalu. || Diminuzione che si fa nel saldar un conto o nel prezzo di ciò che si compra: sbasso. || Per scaru V.

Scalugnari. v. a. Seminar buon grano scelto, per farne buona semenza di frumento. P. pass. scalugnatu.

Scalugnata. s. f. L’azione dello scalugnari.

Scaluna. accr. di scala: scalone (m.).

Scalunata. s. f. Ordine di gradini, scale dinanzi una chiesa o altro edifizio: scalinata, gradinata.

Scalunatedda. dim. di scalunata.

Scalunatuna. accr. di scalunata.

Scalunazzu, pegg. di scaluni: scalinaccio. || accr. Scaglione, scalinone.

Scaluneddu. dim. di scaluni.

Scalunera. s. f. Ordine di gradini in sull’altare: gradinata.

Scaluni. s. m. Ogni piano della scala dove si mette il piede salendo; se è destinato ad opera d’arte, di pompa, vicino a un altare ecc.: