Pagina:Antonino Traina - Nuovo vocabolario siciliano-italiano.pdf/889

Da Wikisource.
SCA — 871 — SCA


Scamugghia. (Vinci), dim. di scama.

Scamuna. accr. di scama.

Scamunia. V. scammunìa.

Scamusciari. v. a. Dar la concia al camoscio: camosciare. || V. strapilari.

Scamusu. V. squamusu.

Scamuzzari. V. scammuzzari.

Scamuzzuneddu. dim. di scamuzzuni: minuzzolino. || Moccolino. || Scampolino.

Scamuzzuni. s. m. Piccolo residuo, minima parte di checchessia: scamùzzolo, minuzzolo, scàmpolo. || Pezzetto di candela arsa rimasto: mòccolo.

Scanalari. V. scanniddari.

Scanari. v. a. Pigiar la pasta sulla gramola: gramolare. || Pestar merda col piede camminando, mettervi il piede dentro. || – la quacina: intridere la calcina. (Credo corruzione di spianare).

Scanata. s. m. L’azione del gramolare: gramolatura.

Scanatedda. dim. di scanata.

Scanatina. V. scanata.

Scanaturazzu. accr. e pegg. di scanaturi.

Scanatureddu. dim. di scanaturi.

Scanaturi. s. m. Tavola su cui si spiana la pasta onde darle la voluta forma: tavola da spianare. || Per lasagnaturi. || Per sbriga. || – di quacina, strumento con cui il calcinajo intride la calcina nel bacino: marra. || T. orof. Pezzo quadrangolare di legno, per comprimere e spianare la terra nelle mezze staffe: spianatojo.

Scancamorri. s. m. pl. Voce antica, lezii, moine: svenevolaggini.

Scancaramentu. s. m. Lo sgangherare: sgangheramento.

Scancarari. v. a. Cavar da’ gangheri: sgangherare. || met. Levar di sesto, slogare: sgangherare. || Onde noi lo diciamo dello sconciar la temperatura della penna: stemperare. || E scancararisi, diciamo lo slogarsi delle ossa. || fig. scancarari la pinna: temperarsi; ma vale anche scrivere il parer suo liberamente: scrivere di buon inchiostro. P. pass. scancaratu: sgangherato.

Scancarata. s. f. Lo sgangherare, lo stemperare ecc.

Scancarateddu. add.dim. Dicesi di penna alquanto guasta nella temperatura.

Scancari. V. sgangari.

Scancaruni (A. posto avv. In modo sgangherato.

Scanciamentu. s. m. (D. B.) Lo scambiare: scambiamento.

Scanciamunita, Scanciapicciuli. s. m. e f. Chi cambia o baratta moneta: cambiatore, barattatore.

Scanciari. v. a. Dare de’ valori e de’ danari equivalenti ad altro valore o danaro: cambiare, scambiare. || Il pigliare in iscambio una cosa per l’altra, per isbaglio o apposta: barattare, scambiare. Onde si dice p. e. mi scanciaru lu cappeddu nta la fudda: mi è stato barattato il cappello nella confusione. E si dice anco per sbagliare p. e. fiori finti che si sbagliano dai veri. || scanciari ’na cosa pri ’n’autra, pigliar una cosa per un’altra: scambiare da una cosa ad un’altra; e dicesi anco solamente: scambiare. || scanciari unu cu ’n’autru, porlo in cambio di esso: scambiare uno per un altro. || va scanciati chissa, modo prov., si dice a chi abbia ricevuto batoste, rabbuffo per castigo, quasi avesse ricevuto un viglietto di banca. || a scancia e mancia, si dice di chi sciupa senza darsi pensiero al mondo. P. pass. scanciatu: cambiato, scambiato, barattato.

Scanciata. s. f. L’azione dello scambiare: scambiata, barattata.

Scanciatina, Scanciatura V. scanciata. V. anco scanciu.

Scanciaturi –tura. V. scanciapicciuli.

Scancillari. v. a. Cancellare: scancellare. || Per sbagghiari V.

Scànciu. s. m. Lo scambiare: scàmbio; il barattare: baratto. || La massa delle monete spicciole onde barattare le grosse: scambio. || Il vantaggio sullo scambio: aggio. || pigghiari a scanciu, pigliar una cosa o persona per una altra: cogliere o pigliar in iscambio. || scanciu, o a scanciu, posto avv. vale in vece: scambio o a scambio.

Scanfardari. V. scafazzari.

Scanfardu. add. Epiteto d’ingiuria a persona vile: cialtrone, guidone. || Miserabile (In ital. vi è scanfarda detto solo a donna; e anco zanfarda, che vale donna disonesta ecc. Ovvero che venga da scansarro che vale fuggifatica?).

Scanfardunazzu. pegg. di scanfarduni.

Scanfarduni. accr. di scanfardu: cialtronaccio.

Scansazzu. add. Si dice della più scadente qualità delle frutta. || Dicesi de’ cocomeri non venuti a buona maturazione || E detto di altre cose vili e di verun pregio: ciarpe. || Dicesi pure di persona abietta, dappoco: cialtrone.

Scaniari. V. scanciari.

Scanigghiari. v. a. Separare collo staccio il fino dal grosso della farina: stacciare. || fig. Esaminare, in chiaro: chiarirsi. || scanigghiarisi, dicesi del palesarsi, dello scoprirsi di checchessia e quando che sia. || Per svignarisilla V. || met. Corrompersi, in senso osceno. P. pass. scanigghiatu: stacciato. || Chiarito.

Scanigghiata. s. f. Lo stacciare.

Scanigghiatura. s. f. Ciò che rimane nello staccio, nello stacciare: stacciatura.

Scanigliari. V. scanigghiari.

Scanna. s. f. V. macellu. || Strage.

Scannabbeccu. s. m. Spezie di coltello colla punta ritorta: scannabecco.

Scannagghiari. v. a. Gettar lo scandaglio, misurare collo scandaglio: scandagliare. P. pass. scannagghiatu: scandagliato.

Scannàgghiu. s. m. Piombo appiccato a una corda con cui si misura la profondità d’un mare: scandàglio. || met. Calcolo, esperimento: scandaglio.

Scannaliari. v. a. Dar a divedere. || Dar o metter in sospetto: insospettire. || Render malizioso: ammalizzire, smaliziare. || Far che altri cessi di esser minchione: sminchionire. || Recar altrui nocumento forte, travaglio o dispiacere eccessivo: scottare. || Castigare. || Divezzare. || Dar una ricordanza, acciocchè altri si ricordi sempre dal non far checchessia. || Per