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SEP — 912 — SER


Separatu. add. Separato. || avv. Separatamente.

Separaturi. verb. m. Chi o che sepàra: separatore –trice.

Separazzioni. s. f. Il separare o separarsi: separazione.

Sepelliri. v. a. Sotterrare: seppellire, sepellire, P. pass. sepultu o sepellutu: seppellito o sepolto.

Sepulcrali. add. Di sepolcro: sepolcrale.

Sepulcretu. s. m. Luogo dove si trovano molti sepolcri: sepolcreto.

Sepulcru. s. m. Luogo che riserra il morto: sepolcro. E antonomasticamente quello di G. Cristo.

Sepultu. P. pass. di sepelliri: sepolto (Villani ha: sepulto).

Sepultura. s. f. Luogo dove si seppellisce, l’atto del seppellire e le cerimonie: sepoltura. || Prov. l’ultimu fini di l’omu è la sepultura, è chiaro.

Sepulturàriu. s. m. Chi è addetto alla cura delle sepolture.

Sepulturedda, dim. di sepultura.

Sequela. s. f. Successo, conseguenza: sequela, seguela. || Seguito: sequela. || ’n sequela, di poi, in seguito. || a la sequela, seguendo le tracce, le vestigia, seguendo senza perder di vista: alla traccia.

Sequenza. V. seguenza. || Certo canto che si legge nella messa: seguenza.

Sequestrari. v. a. Separare, allontanare: sequestrare. || T. leg. Staggire: sequestrare. || – ad unu, obbligarlo a non uscire da un luogo: sequestrare alcuno. P. pass. sequestratu: sequestrato.

Sequestrazzioni, Sequestru. s. m. Il sequestrare: sequestro.

Serafineddu. dim. di serafinu.

Serafinu. s. m. Ordine superiore di angeli, secondo conta la Scrittura: serafino.

Serata. V. siritina. || Sera di rappresentazione teatrale conceduta a beneficio di chicchessia: serata. || L’incasso che si fa per una rappresentazione teatrale: serata.

Serci. s. f. Vizio de’ peli per cui si fendono per lo lungo: schizotrichi (Mort.).

Sercia. s. f. Male dell’ulivo, per cui cadono le foglie. A S. Giovanni di Cammarata (Verdone).

Serenari. v. a. Far sereno: serenare. || met. Tranquillare: serenare. || intr. e rifl. a. Divenir sereno: serenare, serenarsi. P. pass. serenatu: serenato.

Serenata. s. f. Canto o suono la notte al sereno: serenata.

Serenità, Serenitati. s. f. Nettezza, chiarezza del cielo: serenità, serenitade, serenitate. || met. Tranquillità: serenità. || Astratto del titolo di serenissimo: serenità. || Prov. a tri cosi creditu nun dati; serenità (o serenu) d’invernu e nuvuli di stati, amuri di donna e carità di frati, ovvero serenità d’invernu e nuvuli d’estati, l’unu e l’autru nun sunnu custanti, il popolo era scottato di certa carità pelosa fratesca: seren di notte, nuvolo di state, amor di donna, discrezion di frate.

Serenu. add. Che ha serenità: sereno. || met. Tranquillo lieto: sereno. || sost. Per serenità. Onde V. in serenità un prov. Sup. serenissimu: serenissimo. Ed era anco un titolo principesco.

Sergenti. V. sirgenti.

Seri. V. misseri.

Seriamenti. avv. Con serenità, in sul serio: seriamente.

Serietà, Serietati. s. f. Contegno grave, lo star senza ridere: serietà, serietade, serietate; e sta nell’umore, la gravità sta nell’indole; la gravità si manifesta di fuori nel viso, negli atti, nel vestire, la serietà nel volto, nelle parole. || Cosa seria, detto o materia grave: serietà.

Sèrii. s. f. Ordine e disposizione di cose fra loro relative: serie. || T. mat. Seguito di grandezze che crescono o scemano secondo date regole: serie.

Seriu. s. m. Per curreri V.

Seriu. add. Che ha serietà: serio. || Si dice pure di discorso o altre cose: serio. || Per accigliato: serio. || Mesto, crucciato: serio. || Di cosa gravissima, funesta e tremenda: serio (Tomm. D.). || sost. Serietà: serio. || supra seriu o in seriu, posto avv., da senno, seriamente: sul serio, o in sul serio || a seriu: a proposito. || di seriu: di proposito. Sup. seriissimu: seriissimo.

Seriusu. add. Importante, grave: serioso.

Seròtinu. add. Propriamente de’ frutti che vengono allo scorcio di loro stagione: seròtino. || met. Tardo, con indugio; prossimo a sera: serotino. || Della sera: serale.

Serpentària. s. f. T. bot. Erba medicinale, di steli serpeggianti, rampicanti, con molte spine deboli; fiori rossi, con gli stami bianchi, e le antere gialle: serpentària. Cactus flagelli formis L.

Serpenti. V. sirpenti.

Serpentinu. s. m. Marmo finissimo nero e verde: serpentino.

Serpentinu. add. Di o da serpente: serpentino. || Detto di marmo o pietra, di vari colori: serpentino.

Serpi. s. m. e f. Animale strisciante, senza piedi: serpe. || Comunemente s’intende quel serpentello piccolo bigio, con quattro piedi e coda lunga: lucertola || – niura, serpe lungo, senza piedi, nero: serpe, biscia. || met. Il diavolo: serpe. || fari nesciri la serpi di la tana, metter in chiaro, scoprire cosa che voleasi tener occulta. || scacciari serpi cu li natichi, per deridere chi è pigro e infingardo, non sempre però quando si tratti dell’utile proprio. || Prov. cu’ nutrica lu serpi ’n senu, è pagatu di vilenu: nudri la serpe in seno, ti renderà veleno. || V. in cosa altro prov. || serpi, è quella parte della carrozza dove siede il cocchiere: cassetta, serpe.

Serpillu. s. m. T bot. Pianta serpeggiante di stelo un po’ peloso; foglie opposte, ovate, ciliate alla base; fiori rossi, o bianchi, nasce naturalmente o coltivata, e serve per la cucina: serpillo, sermolino. Thymus serpyllum L.

Serra. s. f. Strumento dentato per dividere il legno o altro: sega (e per latinismo: serra). || Importunità: serra. || menza serra: sega a mano. || serra di munti, fila di monti: catena di monti. E la cima del monte: vetta. || Sorta