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Sfilacchiari. v.intr. L’uscire che fanno le fila da panno rotto o stracciato: sfilaccicare, sfilacciare. || Partirsene di nascosto: svignare, sbiettare.
Sfilacchiata. s. f. Lo sfilacciare; lo sbiettare.
Sfilari. v. a. Contrario d’infilare: sfilare. || L’uscir dal suo luogo una o più vertebre delle reni: sfilare. E noi l’usiamo per i muscoli del corpo anche. || Assottigliar il taglio del coltello o simile: affilare. || Far le filacce: sfilacciare. || – la curuna V. in curuna. || – ad unu, digerire. || intr. Seguir l’odore delle fiere come fa il can di caccia: seguire il filo. (S. Salomone-Marino). || Marciare su piccole fronti, dicesi degli eserciti che disfacendo le grandi file marciano alla sfilata: sfilare. || L’uscir che fanno le fila da panno rotto o stracciato: sfilaccicare, sfilacciare. || – lu cori, aver desìo: desiare, bramare. || intr. pass. Uscir di fila: sfilarsi. || Rompersi il fil de’ reni: sfilarsi. || sfilarisilla, battersela, scappare: svignarsela. || essiri la petra di sfilari. V. in petra.
Sfilata. s. f. L’azione dello sfilare: sfilata (che pur si potrebbe dire invece del francese défilée).
Sfilatu. add. Da sfilare: sfilato. || Sfilacciato. || Di parte del corpo che ha patito distrazione muscolare: distratto. || – di coddu, – di gammi e simili che abbia collo, gambe o altro snelle, svelte, dicesi degli animali: scarico di collo, di gambe ecc. || a la sfilata, posto avv., fuor di fila, senza ordinanza, o a pochi per volta: alla sfilata.
Sfilatura. s. f. Lo sfilarsi le reni; stiratura di muscoli in altra parte del corpo: distrazione muscolare.
Sfilaturi. s. m. Strumento di ferro per avvolgervi sopra il filo: fuso. || T. leg. Il trarre da un pezzo di legno piccole parti, dalle quali non si possa cavar utile veruno: strazio (Zan. Voc. Met.). || Chi dibruca il sommacco.
Sfilatusu. add. Desioso (Biundi).
Sfilazza. s. f. e per lo più in pl. sfilazzi. Fila che spicciano dal panno rotto, o stracciato, o tagliato, o anche cucito: filaccia, filaccica (pl.), sfilàccico. || Quantità di fila sfilate per lo più di pannolino, dove sogliono i cerusici distendere i loro unguenti: sfilaccico, faldella, sfilaccio. || chiumazzeddu di sfilazzi, dicesi a più fila di vecchio pannolino avvolte insieme in forma di stoppino, che si pongono nelle ferite: tasta, stuello. || Per spiraglio. || sfilazzi di sangu, vene come di sangue che si osservano su certi oggetti || chioviri nivi sfilazzi sfilazzi, nevicar a fiocchi o a bioccoli: nevicar a falde.
Sfilazzari. v. intr. L’uscir che fanno le fila sul taglio o straccio de panni: sfilacciare.
Sfilazzedda. dim. di sfilazza. || Faldellina, faldelletta.
Sfilazziari. V. sfilazzari.
Sfilazzusu. add. Che si disfà in filacce: filaccioso.
Sfilicchiari. V. sfilittari. || V. sfilari per desiare.
Sfilicchiu. s. m. Capriccio. || Desio.
Sfiliniari. v. a. Pulire le pareti o altro dalle ragnatele. P. pass. sfiliniatu.
Sfiliniata. s. f. Il pulire dalle ragnatele.
Sfiliniatedda. dim. di sfiliniata.
Sfiliniatuna. accr. di sfiliniata.
Sfilittari. v. intr. Partirsi nascostamente: battersela, sgattaiolare, sbiellare.
Sfilìu. V. spajulu.
Sfiloccu. V. filoccu.
Sfilu. s. m. Intenso appetito: disìo, fregola, àschero, uzzolo, bramosia. || Stimolo, struggimento: pugniticcio. || Piccola apertura di speranza: spiraglio ecc. || Quantità di fila sfilate, le quali servono per medicare: sfilo, sfilaccio. V. sfilazza. || fari veniri lu sfilu: venir l’acquolina in bocca.
Sfiluccari. v. intr. L’uscir che fanno le fila nel taglio, o sullo straccio dei panni: sfilaccicare. || Sfilacciare a guisa di nappa, ed è proprio delle drapperie: sfioccare. P. pass. sfiluccatu: sfilacciato. || Sfioccato.
Sfiluccata. add. Si dice di certa coperta da letto tessuta con superficie sfioccata, imitante una pelle da agnello a bioccoli.
Sfilusu. add. Si dice delle donne gravide che hanno delle voglie: voglioloso. || prenu sfilusu, per celia ad uomo che di tutto ha voglia: gnegnerino.
Sfìncia. s. f. Vivanda di pasta molliccia gonfiata nel friggerla: frittella, galletti, còccoli (pl.), zugo. || jittari sfinci, affaticarsi inutilmente, o grandemente. || essiri ’na sfincia, ammaccato, spiaccicato in modo che abbia perduto la sua forma. || sfinci cc’è, modo plebeo per negar checchessia. || sfincia, per celia si dicea di un cappello sbertucciato o basso (Gr. σφιγγω: stringo. Pasq.).
Sfinciaru. s. m. Chi fa o vende frittelle: frittellajo, gallettajo.
Sfinciata. s. f. Scorpacciata di frittelle.
Sfinciatedda. dim. di sfinciata.
Sfinciatuna. accr. di sfinciata.
Sfincidda. dim. di sfincia.
Sfincidizza. s. f. L’esser frollo o vizzo. || Debolezza.
Sfìncidu. add. Di carne che abbia ammollito il tiglio: frollo. || fig. Indebolito: frollo. || Detto di carne di persona: vizzo. || E in generale di quelle cose che coll’umido perdono la loro durezza: ràncido (da cui pare sia nata la nostra voce).
Sfincirisi. v. intr. pron. Ricusarsi per noia o cruccio a fare, o seguitar a fare, darsi all’ozio: sdarsi, infingardire.
Sfincitedda. dim. di sfincia.
Sfincitu. V. sfincidu.
Sfinciuni. V. focaccia.
Sfinciusu. add. Senza voglia di far nulla: sdato. || Spiacevolmente morbido al latte: floscio, mollicchioso || Lezioso: attoso.
Sfiniri. v. intr. Venir meno, svenire: sfinire.
Sfinitu. add. Lasso: sfinito (G. Taranto).
Sfinteri. s. m. Muscolo che chiude l’ano, acciò non escano le fecce: sfintere.
Sfiricchia. dim. di sfera.
Sfirinzarisi. V. sfrinziarisi.
Sfiriri. v. a. T. mar. Levar un cavo di dentro ad un bozzello o occhio: dispassare (Zan. Voc. Met.).
Sfirizzari. v. intr. Perdere della fierezza (Calvino).