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del medesimo che serve a’ legnaiuoli a ripulire il loro lavoro d’intaglio: pelle di pesce. squatru per squatra al § 1, onde fari un squatru cull’occhiu d’una cosa, squadrarla cogli occhi. || E il prov. d’un lignu stortu nun si fa lu squatru: il lupo non caca agnelli. || squatru fausu. V. capusirratu.

Squatrunari. v. a. Fare squadroni, ordinare squadroni: squadronare. || rifl. a. Schierarsi: squadronarsi. P. pass. squatrunatu: squadronato.

Squatruneddu. dim. di squatruni: squadroncello, squadroncino.

Squatruni. s. m. T. mil. Anticamente valeva schiera, battaglione, oggi è una parte del reggimento di cavalleria, per lo più composta di cento cavalli: squadrone. || Spada di lama assai larga: squadrone. || fari lu squatruni, rotare la sciabola prestamente per non far accostare l’avversario: far il mulinello. || squatruni, è anco squadra grande di legno come il quartabuono: squadrone.

Squatrusciu. add. Uomo da nulla: squasimodeo, uccellaccio.

Squattara. s. f. Sorta di rete a maglie larghe.

Squerennari. v. a. Scusare, torre via la colpa: scolpare, scagionare. || rifl. a. Scolparsi (da querennari).

Squerennu. add. Biasimabile: biasimevole. || Disonesto, sporco. || Sconcio, scomodo. || Sconnesso, sconclusionato.

Squiccialoru. V. scupittuni (a Modica). Quasi dicessesi schiccialoru da schizzare.

Squiddu. s. m. Suono: squillo. || V. sguiddaru.

Squietari. V. sguitari e simili.

Squigghiari. V. sguiddariari. || Scappare tutti e a un tratto: spulezzare.

Squigghiu. V. sguiddaru. || add. Di voce o suono acuto: squillante.

Squinci. Nella frasepassari squinci e linci, cioè parlare affettato, ricercato: parlare in punta di forchetta, parlar sul quinci e quindi, parlar pel fil della sinopia.

Squintirnari. v. a. Sconcertare, scombussolare, mandar sossopra: squinternare. || fig. Disturbare il cervello altrui: perturbare. P. pass. sguintirnatu: squinternato.

Squisilli. s. m. pl. Lezii amorosi, smiacii: squasillo.

Squisitamenti. avv. Con isquisitezza: squisitamente.

Squisitissimamenti. avv. sup. Squisitissimamente.

Squisitizza. s. f. Qualità astratta di ciò che è squisito: squisitezza.

Squisitu. add. Eccellente nel suo genere, di perfetta qualità: squisito. Sup. squisitissimu: squisitissimo.

Squitari. V. egualari. || Vendicare. || Gastigare (Scob.).

Squitatu. add. Senza pensieri: spensierato. E in Napoli dicono squitatu a uno scapolo; infatti, lo scapolo ha per lo più meno pensieri dell’ammogliato.

Squittinari. V. scrutinari al § 2.

Squittiniu. V. scrutiniu.

Sradicari. V. sdirradicari.

Sraggiunari. v. intr. Ragionare stortamente: sragionare.

Sraggiunevuli. add. Irragionevole: sragionevole.

Sregulamentu. s. m. Disordine, sregolatezza: sregolamento.

Sregulari. v. a. Fare uscir di regola: sregolare.

Sregulatamenti. avv. Senza regola: sregolatamente.

Sregulatizza. s. f. Qualità astratta di ciò che è sregolato: sregolatezza.

Sregulatu. add. Contrario di regolato: sregolato. Sup. sregulatissimu: sregolatissimo.

Ssenta. Per sittanta V.

Ssi. Emissione di fiato formante tal voce per imporre silenzio: zitto.

’Ssopu. V. issopu.

Ssu. Aferesi di chissu. || Per ssi V. (Potrebbe però venire dal Fr. ce: questo).

Stabbiari. v. a. Rompere la superficie dura della terra da seminarvi: dissodare.

Stabbili. s. m. Possessione di beni stabili, casa, podere ecc.: stabile.

Stàbbili. add. Fermo, permanente: stabile. || T. leg. Contrario di mobile, e dicesi di cose che non posson esser mosse: stabile. || fig. Irremovibile, costante: stabile.

Stabbilimentu. s. m. L’atto e l’effetto dello stabilire: stabilimento. || Luogo dove la istituzione di qualche cosa di pubblica utilità ha sede: istituto, istituzione, ospizio ecc. (stabilimento in tal senso è ripreso come francesismo).

Stabbiliri. v. a. Statuire, deliberare, ordinare: stabilire. || rifl. a. Porsi, collocarsi: stabilirsi. || Far domicilio: stabilirsi in un luogo. P. pass. stabbilitu o stabbilutu: stabilito.

Stabbilità, Stabbilitati. s. f. Qualità di ciò che è stabile: stabilità, stabilitade, stabilitate.

Stabbilmenti. avv. Con istabilità: stabilmente.

Stabbulari. v. a. Cavar dalla cassa de’ morti. Mentre in italiano stabulare vale porre le bestie nello stabbio.

Stacca. V. signu, merca. || Nel gioco a fossette, è la fossetta dove i ragazzi giocan a introdurvi le pallotte. || Avello fisso nel muro. || Modo avv. a la stacca, indefessamente, di forza, in guisa da straccarsi: alla stracca.

Staccabbili. add. Che si può staccare: staccabile.

Staccamentu. s. m. Lo staccare: staccamento.

Staccari. v. a. Spiccare: staccare || staccarisi di unu, allontanarsi da alcuno: staccarsi da uno o da una cosa. P. pass. staccatu: staccato.

Staccia. s. f. Asta di legno sopra cui si reggano reti, scalini delle scale a piuoli, o simili: staggio, staggia. || stacci di lu pagghiaru, le asticciuole: staggi. || – di lu tilaru, i regoli che servono ad allargare e stringer il telaio da ricamo, fermandogli con chiavarde nelle colonne: staggi. || In generale per pertica. || In pl. pezzo di legno del ceppo dell’albero spaccati in pezzi: cepparelli, ceppatelli.

Staccitedda. dim. di staccia.

Stacciuni. accr. di staccia.

Stacciuteddu. dim. di stacciutu: fatticciotto.

Stacciutu. add. Forte robusto: tarchiato, fatticcio (Presa forte l’idea dallo staggio (stacciu) che è forte a paragone de’ piuoli o altro che sostiene).