Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/110

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84 argonautica.

     520Ond’io che intendo con amico affetto
     All’util vostro, io v’accomando quivi
     Approdar.... Ma perchè di nuova colpa
     Reo mi farò, partitamente a voi
     Rivelando ogni cosa? In là da quella
     525Isola e dall’opposto continente
     È de’ Filiri il suolo, e insù di loro
     Stanno i Macroni, ed oltre lor le folte
     De’ Bechiri tribù, quindi vicine
     Le de’ Sapiri e confinanti poi
     530I Bizéri, e sovr’essi han sede alfine
     I belligeri Colchi. Il cammin vostro
     Però in nave seguite infin che giunti
     Siate all’ultima proda. Ivi da lunge
     Da’ monti Amarantei scendendo il Fasi,
     535Scorso il Citaico ed il Circeo terreno,
     Volve in seno del mar l’ampio dell’acque
     Vorticoso volume. Entro sua foce
     Voi spingendo il naviglio, le torrite
     D’Eeta Citeéo mura vedrete,
     540E il bosco ombroso a Marte sacro. Appeso
     Quivi in vetta d’un faggio è il vello d’oro,
     E orribile a vedersi a guardia un drago
     Vi sta, che sospettoso intorno sempre
     Guata, nè dì nè notte i truculenti
     545Occhi mai non gli doma un dolce sonno.
Tale ei parlò. Tutti in udirlo presi
     Fûr da timore, e attoniti gran pezza
     Stettero. Alfin l’eroe Giasone, anch’egli