Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/120

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94 argonautica.

     Cavernoso gran fiotto alto levarsi;
     E il naviglio sovr’esso ruzzolando,
     800Come cilindro, impetuosamente
     Scorse; ma l’onda vorticosa il tenne
     Fra le due Cianée che d’ambo i lati
     Scotendosi fremeano; e in mezzo stava
     Impacciata la nave. Allor Minerva
     805Con la man manca dalle scabre rupi
     Disimpedilla, e con la destra al corso
     Fuor ne la spinse, onde leggiera e celere
     Scampò, siccome alato stral per l’aere;
     Se non che quelle immantinenti entrambe
     810Riserrandosi insieme, il lembo estremo
     Le cimâr dell’aplustro. Al ciel Minerva
     Risalì, poi che i Minii usciron salvi;
     E que’ scogli poi sempre in un congiunti
     Poser ferme radici: era di numi
     815Fisso così tosto che in nave alcuno
     Fosse vivo passato in mezzo ad essi.
     Dalla fredda paura i naviganti
     Respiraron, l’aperto aere veggendo,
     E l’ampia insieme di quel mar distesa;
     820Chè argomento facean d’esser dall’Orco
     Salvi scampati; e Tifi il primo a dire
     Incominciò: Ben or m’avviso al certo
     Esser noi con la nave in salvamento;
     Nè merto altri ha di ciò quanto Minerva,
     825Però ch’essa alla nave una divina
     Forza inspirò, mentre a chiavarne insieme