Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/152

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126 argonautica.

     1690Sentia da quella; e l’äere di gemito
     Echeggiò fin che via vider dal monte
     Il volator crudivoro tornarne.
     Fatto poi notte, al Fasi amplio fluente
     D’Argo con la rettrice accorta guida,
     1695E all’ultimo confin giunser del Ponto.
     Immantinente allor vele ed antenna
     Ammainâro, e le composer dentro
     Al lor cavo ricetto; e giù chinato
     L’albero anch’esso v’adagiâr; co’ remi
     1700Tosto del fiume nella gran corrente
     Si spinsero, che gonfia gorgogliando
     Cesse la via. Dalla sinistra mano
     Gli eccelsi avean Caucasei gioghi, e d’Ea
     La Citeide città; dalla man destra
     1705Di Marte il piano, e di quel nume i sacri
     Luchi, ove il drago, attento ognor guatando,
     Il Vello custodìa, che d’una quercia
     Agl’irti rami dipendea sospeso.
     Da un’aurea coppa allor d’Esone il figlio
     1710Libò nel fiume con puretto vino
     All’alma Terra ed agl’iddii del loco,
     E all’ombre anch’esse degli estinti eroi,1
     Li supplicando di benigna aita,
     E concedano quivi al suo naviglio
     1715Ben auspicate accomandar le amarre.
     Disse; e Ancéo gli soggiunse: Or sì, venuti

  1. Var. ai v. 1711-1712. All’alma Terra, agl’inquilini dei,

    E all’ombre anch’esse degli eroi defunti