Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/158

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132 argonautica.

     Poi che il figlio d’Esone ha già nel Fasi
     75Ferma la nave, e tutti son con esso
     Quei che il sieguon del Vello alla conquista.
     Presso è il momento della grande impresa,
     E noi molta per tutti abbiam temenza,
     E primamente per Giason, per lui
     80Ch’io, se anco all’Orco navigasse a sciorre
     Issïón colaggiù da’ ferrei lacci,
     Salvo il farei per quanto è in me di possa,
     Perchè Pelia non rida, a grave fato
     Scampando, il reo che con superbo sprezzo
     85Me d’ogni onor di sacrificii ha priva.
     E già molto Giasone anco m’è caro
     Fin d’allor che da caccia ei ritornando,
     Alle gonfie correnti dell’Anauro
     Scontrossi in me che de’ mortali in terra
     90La giustizia esplorava. Eran di neve
     Tutte bianche le falde e l’eminenti
     Vette de’ monti, e di lor cime a valle
     Voltolandosi giù con gran fracasso
     Piombavano i torrenti; ed ei pietade
     95Ebbe di me che preso avea sembianze
     Di vecchia donna, e sovra le sue spalle
     Togliendomi, di là da quelle rapide
     Acque portommi. Indi in onor fu sempre
     Appo me; nè la pena meritata
     100Pelia a me pagherà, se tu non fai
     Tornar salvo Giasone alle sue case.
Disse, e Ciprigna di stupor compresa