Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/192

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166 argonautica.

     Letal veleno.... Ah! ma ludibrio e strazio
     Faran di me, se così muojo, e tutta
     Risuonar lungi la città di tale
     1040S’udrà mio caso; ed in lor bocche a gara
     Me le Colchiche donne rimestando,
     Mi daran turpe biasmo: Or ve’ costei
     Che per tanto curar d’uomo straniero
     Morì; costei che ad impudico impulso
     1045Cesse, e la casa ed i parenti suoi
     Contaminò. Qual non sarà la mia
     Ignominia! Oh me lassa! Oh trista sorte!
     Meglio, sì, meglio è in questa notte istessa
     Chiusa in mia stanza abbandonar la vita
     1050Fuor d’ogni altrui sospetto, e fuggir tutte
     Obbrobrïose accuse anzi che tali
     Vergognose a far prenda opre nefande.
Mosse a pigliar, così dicendo, un’arca,
     In cui farmachi molti e salutari
     1055E mortiferi accoglie; e sui ginocchi
     La si reca, e sospira, e bagna il seno
     Di lagrime che in copia ed incessanti
     Giù le scorrean, per lo dolor che l’ange
     Della propria sua morte. E ben volea
     1060Scerre a ingojar de’ più possenti toschi,
     E per trarneli fuor già dello scrigno
     I legami sciogliea; ma di repente
     Un brivido d’orror del päuroso
     Orco l’assalse, e attonita ristè.
     1065Tutte allor della vita le dolcezze