Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/204

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178 argonautica.

     Tu d’ascoso fra lor gitta un gran sasso;
     E quei su v’accorrendo, come cani
     1380Famelici su ’l cibo, ei stessi in gara
     Struggerannosi. Allor sovr’essi piomba
     A battagliarli, e vincitore il Vello
     Teco alla Grecia recherai, lontano
     D’Ea navigando; o vanne in somma ovunque
     1385Andar ti giova, ovunque andar ti piace.
Così detto, ammutì; gli occhi alla terra
     Fisse innanzi a’ suoi piedi, e largamente
     Bagnò di calde lagrime le gote,
     Dolente assai ch’ei per lo mar sì lunge
     1390Da lei n’andasse. Con meste parole
     Quindi il tenta di nuovo, e per la destra,
     Orinai lasciato il vergognar, lo piglia:
Sovvengati, se torni alle tue case,
     Del nome di Medea: ricorderommi
     1395Ben io di tal che fia da me lontano;
     Ma ciò dimmi fra tanto amicamente,
     Ove son le tue case, ove su l’onde
     Farai quinci tragitto, o se d’andarne
     All’opulenta Orcómeno disegni,
     1400O se all’isola Eea. Dimmi pur anche
     Di quella che nomasti egregia figlia
     Di Pasifae, che suora è al padre mio.
Qui tacque; e in lui della fanciulla al pianto
     Forte amor pur s’accese, e le rispose:
     1405No, nè notte nè dì penso che mai
     Te in oblìo non porrò, se per te morte