Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/222

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196 argonautica.

     20Le conscie ancelle anco paventa: gli occhi
     Le s’empiono di foco; un rombo orrendo
     Negli orecchi le freme; ad ora ad ora,
     La man mette alla gola; ad ora ad ora
     Svellendosi i capelli, in suon lugubre
     25Ùlula, geme; e morta allor sarebbe
     Di suo voler, tosco inghiottendo, e scemi
     I consigli di Giuno avrìa d’effetto,
     Se la dea l’atterrito animo suo
     Non induceva a via fuggirne insieme
     30Co’ figliuoli di Frisso. In ciò fermata,
     Senti il cuor dall’ambascia allevïarsi,
     E dal sen tostamente versò tutti
     I raccolti veleni in piccol’arca;
     Indi il letto baciò; baciò le porte,
     35E toccò le pareti, e delle chiome
     Tronca una lunga ciocca, entro la stanza
     Di sè lasciolla virginal ricordo
     Alla madre, e con voce gemebonda:
     Questi (disse) di me, questi partendo
     40Miei capelli ti lascio, o madre mia:
     Calciope, addio; tutta la casa, addio....
     Deh perduto, o stranier, t’avesse il mare
     Pria di giungere a Colco! Ella sì disse,
     E dagli occhi versò lagrime molte;
     45E come fuor del suo beato tetto
     Va donzella, cui schiava un rio destino
     Dalla patria divelle, e che non mai
     Usa a fatiche, e nuova alla sventura,