Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/252

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226 argonautica.

     Che Argòo per nome tuttavia s’appella.
Di là tosto partiti, e a lor cammino
     L’onde solcando, le Tirrene spiagge
     870Vider d’Ausonia, e poi che al porto illustre
     Giunsero d’Ea, gittâr dal legno a terra
     I canapi a legarlo, e Circe al lido
     Trovâr, che il capo era a lavarsi intesa
     Con le spume del mar, tutta, com’era,
     875Esterrefatta da notturno sogno.
     Di sua casa le stanze e della chiostra
     Le pareti di sangue esser cosperse
     Le parvero, e una fiamma divorarle
     Tutti i farmachi suoi, con che trasmuta
     880Ogni ospite che viene; ed ella poi,
     In man togliendo di quel vivo sangue,
     Spense la rossa vampa, e dal funesto
     Terror quetossi; indi ridesta al primo
     Albor nelle marine acque le chiome
     885E le vesti tergea. Torma di fiere,
     Non somiglianti alle feroci fiere,
     Nè a forme d’uom, ma di commiste insieme
     Diverse membra, la venian seguendo,
     Come dietro al pastor dal pecorile
     890Ne va un branco d’agnelli. Erano tali
     Que’ corpi un dì, che del primiero loto
     Varie membra accozzando in varie forme
     La terra producea, dall’aere secco
     Non assodata ancor, nè da’ cocenti
     895Strali del Sol de’ troppi umori emunta;