Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/262

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236 argonautica.

     Vide il caro fanciullo entro le fiamme
     1155Palpitante, e a tal vista un grido orribile
     Inalzò, malaccorto! Essa, l’udendo,
     Strappò il figlio dal foco, e ahi ahi gridante
     Gittollo a terra; e fatta pari al vento,
     Via, come sogno, s’involò di casa
     1160Celeremente, e in mar sbalzò sdegnata,
     Nè al tetto marital fe’ più ritorno.
     Stupor, dolore or nuovamente strinse
     L’animo di Peléo, ma tutta espose
     L’ambasciata di Teti a’ suoi compagni.1
     1165Cessâr questi i lor giuochi, e le vivande
     Ammannirono tosto, e i letti, in cui
     Cenati poi dormirono la notte.
Ma co’ suoi raggi appena il ciel ferìa
     La lucifera Aurora, al lene spiro
     1170D’un Zefiro soave essi da terra
     Montâr sui banchi; l’àncora dal fondo
     Su ritrassero lieti, e gli altri tutti
     Armamenti ordinâr; dall’alta antenna
     Spiegarono la vela, e un agil vento
     1175Ne portava il naviglio. A vista in breve
     Della florida fûro isola vaga
     Ove le figlie d’Achelóo, le argute
     Sirene con soavi melodie
     Molcendo i naviganti, a perir traggono
     1180Chiunque il fune alle lor prode allega.

  1. Var. ai v. 1163-1164. L’animo di Peléo, che tutto espose

    Pur di Teti il comando a’ suoi compagni.