Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/268

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242 argonautica.

     Volean ricisamente, o con minacce
     Gridando aspre, insolenti, a feral pugna
     1325Intimavan dar mano, e tosto e poi
     Al giungere d’Eeta. In lor di guerra
     Tale ardente però voglia represse
     Alcìnoo re che dell’entrambe parti
     Senza battaglia la terribil lite
     1330Volea disciorre. E la donzella impressa
     Di mortale terror con caldi prieghi
     Ora i compagni di Giason molcea,
     Or d’Arete, d’Alcinoo consorte,
     Le ginocchia stringendo: A te, regina
     1335(Dicea), mi prostro, e tu mi sii benigna;
     Non darmi a’ Colchi a ricondurmi al padre,
     Se tu pur dell’umana gente sei,
     Che per lieve fallir corre a ruina
     Rapidamente. E così caddi anch’io
     1340Dal buon senno di pria, non per insano
     Furor lascivo. Il sacro Sole attesto,
     Della nottivagante Ecate i santi
     Misterii attesto: io non di là buon grado
     Partii con gli stranieri; a questa fuga
     1345Pensar mi fece un profondo terrore
     Che al primo error m’assalse: altro proposto
     Io non avea. La verginal mia zona
     È tuttavia, qual nel paterno tetto,
     Invïolata, intatta. Abbi pietade,
     1350O veneranda, e m’addolcisci il cuore
     Del tuo consorte. A te di vita un lungo