Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/284

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258 argonautica.

     Stetter sopra del capo, e con man lieve
     Mi ritrassero il pallio dalla testa,
     1785E m’imposer levarmi, e che voi tutti
     Sorger pur faccia, ed alla madre vostra,
     Che lungo tempo vi portò nel grembo,
     Da voi si renda la mercè dovuta
     A’ sofferti travagli allor che sciolto
     1790Abbia Anfitrite di Nettuno il carro.
     Io la mente chiarir d’oracol tale
     Da me non valgo. Esse eroine e figlie
     Dicean esser di Libia, e protettrici;
     E quanto in terra e quanto in mar soffrimmo,
     1795Tutto a loro esser conto. E poi vederle
     Più non potei, chè oscura nebbia e nube
     Surse fra mezzo, e agli occhi miei le ascose.
Tutti all’udir questo racconto i prenci
     Meravigliâro; ed un maggior portento
     1800Ecco a’ Minii apparì. Dal mar su ’l lido
     Saltò un grande cavallo, alto portante
     Folto di doppia aurata giubba il collo.
     La salsa acqua, onde molle il corpo avea,
     Giù si scosse d’un crollo, e via veloce
     1805Corse a paro col vento. Allor Pelèo
     S’allegrò tutto, e a’ congregati amici
     Disse: Per certo, or di Nettuno il carro
     Sciolto fu dalla man della diletta
     Consorte sua. La madre nostra io tengo
     1810Altra non sia che questa nave. È dessa
     Che nel suo grembo ne portò, gravata