Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/30

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4 argonautica.

     Che prode è sì, ma non miglior del padre;
     Di Céneo che i poeti, ancor vivente,
     Cantano a morte da’ Centauri addotto,
     Quando ei solo dagli altri combattendo
     80Cacciolli a fuga. Impetuosi addietro
     Si volser quelli; ma fugar, nè fiedere
     No ’l potero: inconcusso, invulnerato
     Entro terra sfondò, scampando al nembo,
     Che gli avventâr, di poderosi abeti.
85Seguìa poi Mopso Titaresio, a cui
     Più che ad altri insegnò lo stesso Apollo
     Divinar per auspicii. E con lui viene
     Euridamante, di Ctimeno il figlio,
     Che in Ctimena, de’ Dólopi Cittade,
     90Facea soggiorno al Xinio lago in riva.
Fuor d’Opunte spingeva Attore il suo
     Proprio figlio Menezio a congregarsi
     Con quell’oste di prodi. Euritïone
     Siegue, e il forte Eribóte; a Teleonte
     95Figlio Eribóte; Euritïone ad Iro,
     D’Attore prole; e vien con essi in terzo
     Oïléo, che di forza agli altri è sopra,
     Destro i nimici ad incalzar da tergo,
     Poi che in fuga gli ha vòlti. Invia Caneto,
     100Figliuol d’Abante, dall’Euboica terra
     Canto, assai dell’andar desideroso,
     Ma che tornarne alla natia Cerinto
     Non dovea più, però che fato egli era
     Ch’esso e il dotto indovin Mopso, sbandati