Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/38

Da Wikisource.
12 argonautica.

     Là dov’era il naviglio in su la spiaggia
     Di Págase Magnesia. Una gran turba
     Vi concorrea di popoli, e fra tutti
     Brillavano gli eroi siccome stelle
     300D’in framezzo alle nubi; e armati e presti
     Li veggendo affrettarsi ogni uom dicea:
     Quale, o Giove, di Pelia è mai la mente?
     A che tanto d’eroi stuolo da tutta
     Grecia fuor manda? Oh possan essi almeno
     305Strugger col foco, incenerir la casa
     D’Eeta re, tosto che nieghi ad essi
     Dar l’aureo vello! Una ben lunga via,
     E ben ardua è l’impresa, a cui ne vanno.
Correan per la città queste parole;
     310E le donne, le mani alzando al cielo,
     Facean priego agli dei che fausto a quelli
     Concedano il ritorno. E l’una all’altra
     Sì dicean, sospirando e lagrimando:
     E a te pur anche, o Alcìmeda infelice,
     315Tardi, sì, ma poi giunta è la sventura,
     E non tocchi di vita a fin beato.
     O miserando anch’ei non poco Esone!
     Meglio per lui se co’ funébri onori
     Già composto sotterra ei riposasse,
     320Inscio di quanti ne verran travagli!1
     Deh, quand’Elle peri, deh la negra onda
     Anche Frisso sommerso avesse insieme
     Con quel montone! Ah! ma dovea quel tristo

  1. Var. al v. 320. De’ futuri travagli ignaro appieno!