Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/42

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16 argonautica.

     E stupîr che animosi essi a malgrado
     Quivi accorran di Pelia. Una di tauro
     410Pelle di bruno pel giù dalle spalle
     Al piè l’Arestorìde Argo ricopre:
     Bella clamide l’altro a doppio filo,
     Cui la germana Pelopèa gli diede.
     Nulla ad essi Giason; sol di sedersi
     415Cennò lor nel concilio. A mano a mano
     Su le vele ravvolte e su ’l corcato
     Alber tutti s’assisero, e l’accorto
     D’Eson figlio così lor parlamenta:1
Tutto ch’è d’uopo a corredar naviglio,
     420Già tutto al nostro è provveduto e presto,
     Sì che nulla al salpar ne fa ritegno,
     Sol che spirin buon’aure. Ma se andarne
     Dobbiamo, amici, alla città d’Eeta
     Di buon conserto, e di conserto quindi
     425Ritornarne alla Grecia, un capitano
     Di tutti noi che lo miglior s’estìmi,
     Francamente eleggete, a cui di tutto
     Sia commessa la cura, e guerre e paci
     Muover, fermar, con le straniere genti.
430Disse, e in Ercole tutti s’affissâro,
     Sedente in mezzo, e ad una voce tutti
     Proclamavanlo capo. Ei d’ivi stesso
     Ove sedea, la destra man protese,
     E fe’ queste parole: A me nessuno
     435Tanto onor tribuisca; io non l’accetto;

  1. Var. al v. 418. Esonide così lor parlamenta: