Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/80

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54 argonautica.

     Benignamente il sacrifizio accolse,
     1450E n’apparvero i segni. Immensa a un tratto
     Copia di frutti effusero le piante;
     Sotto i lor piè spontanea la terra
     Molle produsse erba fiorita, e i boschi
     E i covili le fiere abbandonando,
     1455Venner con lieto dimenìo di code
     A far corteggio. Ed altro ancor portento
     La Diva oprò. Non d’acqua un filo avea
     Il Dindimo dappria: sgorgò repente
     D’in su l’arida cima innanzi a loro
     1460Linfa perenne, che Giasonia fonte
     Nomaron poi le convicine genti.
     E su ’l monte degli Orsi i Minii allora
     Imbandîro alla Dea sacro convito,
     La veneranda augusta Rea cantando;
     1465Quindi, i venti racqueti, alla novella
     Alba vogando abbandonâr quel lido.
     Spirto d’emula gara allor ciascuno
     Incitò degli eroi chi più del remo
     Duri all’opra. Il tranquillo aere allettate
     1470Avea già l’onde, e addormentato il mare;
     E in quella calma essi spingean di tutta
     Lena la nave che scorrea sì celere,
     Che nè raggiunta di Nettun l’avrebbero
     I corsier procellipedi. Ma poi,
     1475Ridestatesi l’onde al veemente
     Soffio dell’aure che da’ fiumi a sera
     Usan levarsi, ormai stanchi dall’opra