Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/84

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58 argonautica.

     Di giustizia in lor opre avean contegno. —
     Ma tal racconto divagar farebbe
     Troppo lunge il mio canto. — Prestamente
     1560Ila venne a quell’acque, a cui di Fonti
     Dieron nome i vicini; e quivi appunto
     Dovean lor cori instituir fra poco
     Del bel monte le Ninfe abitatrici,
     Tutte a cui sempre celebrar Diana
     1565Con notturne canzoni era costume;
     E già quante a soggiorno han quelle vette
     Sortito, o gli antri, e le silvestri anch’esse
     Convenian d’ogni parte. Allor da quelle
     Chiare e bell’acque una fontana Ninfa
     1570Fuor sorgendo, da presso il giovinetto
     Scòrse, che tutto di beltade apparve
     Radïante, e di grazie allettatrici,
     Poi che piena la luna a lui dal cielo
     Rifulgea nell’aspetto; a lei Ciprigna
     1575Sì d’amor ne colpì, che potè appena
     Attonita gli spirti a sè raccôrre.
     Ma tosto ch’ei dal margo in giù curvandosi
     Tuffò il vase nell’onda, e l’onda in quello
     S’infondea gorgogliando, ella d’un tratto
     1580Gli gittò sovra il collo il manco braccio,
     Tutta bramosa di baciarlo in bocca,
     E con la destra man presogli a forza
     Il cubito, giù giù seco lo trasse,
     E l’immerse in quel gorgo. Un grido mise
     1585Ila, e sol de’ compagni udìa quel grido