Pagina:Apollonio Rodio - Gli Argonauti, Le Monnier, 1873.djvu/96

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70 argonautica.

     Per lo spasmo cascò sulle ginocchia
     Quel superbo. Acclamando i Minii eroi
     Plausero; e l’alma a lui di vita uscìo.
Nè i Bebríci però senza vendetta
     135Lasciar vollero il re; ma clave e picche
     Alto levando, impetuosi incontro
     Fêrsi a Polluce, a cui di tratto innanzi
     Piantaronsi i compagni, i brandi acuti
     Traendo fuor delle vagine. E primo
     140Castore ad un, che sovra lui correa,
     Slancia al capo un fendente, e in due lo parte,
     Sì che di qua, di là cade diviso
     Su l’un ómero e l’altro. Ed ei Polluce
     L’immane Stimonèo fiede e Mimante,
     145A quel sotto lo sterno un forte colpo
     Di piè scagliando, che lo stese a terra;
     Colse l’altro, che presso l’assalìa,
     Con la man destra al manco sopracciglio,
     Ne stracciò la palpébra, e l’occhio nudo
     150Gliene lasciò. L’oltrapossente Oride,
     Un d’Amico seguace, ha nell’addòme
     Il Bïantide Tàlao ferito,
     Ma non l’uccise, anzi la cute sola
     Gli scalfì sotto il cinto, e lasciò intatte
     155Le intestina. Ed Areto con la dura
     Clava Ifito percosse, il forte figlio
     D’Èurito, lui che non dovuto a morte
     Era per anco; ed anzi ei stesso Areto
     Dovea morto cader fra pochi istanti