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6 L. Caetani

laleone occupa rispetto ai suoi predecessori, non sarà inutile che io citi i loro nomi e noti l’estensione dei rispettivi diari.

Lo scopo, che ebbero dinanzi, i diaristi delle cerimonie pontificie, era uno scopo unicamente pratico; mercè queste effemeridi accuratamente tenute, il maestro poteva dare più facilmente conto della sua condotta; esse divenivano per lui e per i suoi successori una specie d’archivio delle cerimonie, una raccolta di indicazioni preziose, alle quali potevano tutti ricorrere nei casi difficili ed i maestri potevano citarle come precedenti a conferma delle proprie decisioni.

Dei primi anni del secolo decimoquinto ci avanza un frammento di diario, che pare in certa guisa un anello di congiunzione tra le solennità rituali stabilite nell’antico Ordo romanus e le particolarità aneddotiche, per cui la vita dei pontefici romani fii per breve tempo quasi esposta agli occhi de’ posteri nelle sue condizioni più intime, come quella degli antichi Cesari nelle Storie di Svetonio. Da un codice della biblioteca Estense il Muratori pubblicò già quei frammenti, intitolandoli Gesta Benedicti XIII papae sive antipapae dum peragraret anno 1406 et sequentibus litora Genuae et Massiliae1. Il diario di Giovanni Burckhardt di Strasburgo e quel di Paride de Grassis si rannodano per l’indole loro con quello dell’anonimo diarista, che scrisse anche gli Avvisamenta per le cerimonie da osservare nella celebrazione del concilio di Perpignano. Ma il Burchardo e il de Grassis, i quali per la natura della loro carica avrebbero dovuto registrare solo «quae in dies aguntur in officio»2, aggiunsero alla descrizione minuta delle cerimonie anche le loro personali impressioni, le loro congetture, le dicerie degli altri intorno ai fatti

  1. Cf. Rer. It. Script. III2, 777-830.
  2. «Magister ceremoniarum tenetur in scriptis redigere quae in dies aguntur in officio». Cosi il De Grassis in principio del Diario. Cf. Diarium Burckhardti, ediz. Thuasne, p. 1, nota 2.